Task force ha depositato relazioni preliminari su ispezioni
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 13 gen. - La task force istituita presso il ministero della Salute, chiamata a verificare eventuali criticità di carattere organizzativo e clinico in caso di eventi avversi negli ospedali italiani, ha depositato le relazioni preliminari scaturite dalle ispezioni presso l'Ospedale S.Anna di Torino, gli Spedali Civili di Brescia, l'Ospedale G.
Fracastoro di San Bonifacio (Verona) e l'Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa, le strutture dove nei giorni scorsi, a pochi giorni l'una dall'altra, sono morte quattro donne (e relativi bambini) al momento del parto. "Le osservazioni e valutazioni preliminari- scrive in una nota il ministero- sono state effettuate in base all'analisi della documentazione immediatamente disponibile, alle testimonianze raccolte dal personale medico e dai racconti dei familiari delle persone decedute".
Al S. Anna di Torino, secondo le relazioni preliminari appena depositate dalla task force, la gestione del caso "della signora Angela Nesta e della piccola Elisa non sembra presentare, allo stato attuale delle conoscenze, elementi di inappropriatezza, relativamente alla gestione della complicanza, repentinamente occorsa, e che ha portato al decesso della signora e della neonata: pare infatti siano stati attuati tutti gli accertamenti necessari e tutte le manovre di emergenza sia per la rianimazione materna, sia neonatale. La relazione degli ispettori sottolinea comunque la necessità che siano resi disponibili protocolli diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) per la selezione delle donne da avviare al parto indotto e per la gestione delle donne con agitazione psico-motoria in pre-partum".
Un ulteriore aspetto da considerare, scrivono quindi nella relazione, è "l'integrazione tra l'ospedale e il territorio per la gestione delle donne con indice di massa corporea elevato e con significativo aumento di peso in gravidanza: pertanto, è necessario che siano elaborati specifici Pdta che devono essere condivisi tra Ospedale e consultorio, per la definizione e gestione delle situazioni di rischio".
In merito al decesso della signora Giovanna Lazzari, all'ottavo mese di gravidanza, morta giovedì 31 dicembre nel presidio ospedaliero Spedali Civili di Brescia, sempre secondo gli ispettori del ministero della Salute, "l'esame della documentazione clinica resa immediatamente disponibile, ha mostrato un certo disallineamento rispetto ai colloqui intercorsi con il personale dell'ospedale coinvolto nei fatti e alla prima relazione sintetica (fornita dalla direzione aziendale), e ha fatto emergere alcuni aspetti di criticità sia di carattere organizzativo, sia clinico. La comunicazione con i parenti, con i mezzi di informazione e tra i professionisti- si legge nella relazione- richiede azioni correttive, anche in base a quanto previsto dalle Linee guida del 2011 per gestire e comunicare gli eventi avversi in sanità".
Dal punto di vista organizzativo, spiegano ancora, in considerazione del fatto che "il processo assistenziale travaglio/parto/nascita, anche in situazioni fisiologiche, è tempo dipendente, è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso. E' emersa inoltre la necessità di migliorare la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni, nonché la necessità dell'aderenza a linee guida sul trattamento della sepsi, trattandosi di patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti".
In merito ancora al caso di Marta Lazzarin, la donna deceduta il 29 dicembre all'ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa, giunta alla ventisettesima settimana (settimo mese) della sua prima gravidanza, gli ispettori del ministero della Salute nella relazione scrivono che "la gestione dell'emergenza, su un piano comunicativo, non è stata adeguata, creando forse delle aspettative nei familiari sull'esito delle cure. Da sottolineare la non adeguata gestione del dolore. Da un punto di vista clinico, è emersa la necessità di aumentare negli operatori l'aderenza alle procedure relative alle condizioni di rischio che possono essere presenti in gravidanza, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni. In particolare, la sepsi in gravidanza è una patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono tempo-dipendenti, per cui sono necessari identificazione precoce e monitoraggio continuo del quadro clinico; la letalità della patologia, anche a seguito di una corretta gestione terapeutica, rimane elevata. Peraltro è stata somministrata terapia antibiotica iniziale appropriata al quadro di infezione sospettato".
In merito al caso della signora Anna Massignan, la task force ministeriale "sulla base della documentazione resa immediatamente disponibile e dei colloqui intercorsi con il personale dell'Ospedale G. Fracastoro di San Bonifacio, Azienda Ullss 20 di Verona coinvolto nei fatti, nonché dalla Epicrisi (fornita dal Direttore della Uoc di Ginecologia ed Ostetricia), analizzando a ritroso l'evento occorso, emergono alcuni aspetti di carattere organizzativo e clinico. Dal punto di vista organizzativo- scrivono gli ispettori- in considerazione del fatto che il processo assistenziale travaglio/parto/nascita, anche in situazioni fisiologiche, è tempo dipendente, è necessario predisporre e diffondere procedure che permettano una chiara definizione del percorso assistenziale e delle responsabilità ad esso connesso".
Da un punto di vista clinico, dagli ispettori del ministero della Salute è emersa la necessità "di predisporre e diffondere procedure che permettano la valutazione delle condizioni di rischio potenzialmente presenti in gravidanza e al momento del ricovero, con particolare riferimento alla problematica delle infezioni e della sepsi: infatti, trattandosi di patologia ad elevata letalità e le cui probabilità di sopravvivenza sono anche tempo-dipendenti, sono necessari identificazione precoce e monitoraggio continuo del quadro clinico, anche se l'esito positivo non è scontato.
Le procedure e i protocolli presenti nel punto nascita vanno adattati alle condizioni cliniche: sotto questo profilo, la scelta del momento in cui effettuare il taglio cesareo- conclude la relazione preliminare- è cruciale al fine della sopravvivenza materno-fetale".
(Wel/Dire)