Ginecologa: Eta' 1^ gravidanza posticipata in maniera arbitraria
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 3 feb. - Una coppia che dopo un anno di rapporti mirati non riesce a concepire e' in genere considerata infertile. Non bisogna dimenticare, pero', che una non trascurabile percentuale di coppie riesce ad avere un figlio dopo due anni di tentativi, per cui molti preferiscono parlare di infertilita' dopo 24 mesi. Ma quante sono, in Italia, le coppie interessate da questa patologia? Secondo il Registro nazionale di procreazione medicalmente assistita dell'Iss, l'infertilita' riguarda circa il 15% delle coppie. Le cause, sia femminile sia maschile, sono numerose e di diversa natura. "La letteratura medica- fanno sapere gli esperti- sottolinea il ruolo significativo di fattori sociali dovuti a fenomeni complessi come stile di vita, ricerca del primo figlio in eta' tardiva, uso di droghe, abuso di alcool, fumo, condizioni lavorative e inquinamento".
Negli ultimi anni, spiega all'agenzia di stampa Dire Maria Giuseppina Picconeri, ginecologa specialista in medicina della riproduzione e direttrice del centro 'Nike Medical Center', c'e' stato "un aumento del numero di coppie che ha problemi di fertilita'. Tra le ragioni principali, la posticipazione in maniera arbitraria dell'eta' della prima gravidanza, pensando, forse per una cattiva informazione, che si possa raggiungere a qualunque eta'". La cosa che stupisce di piu', pero', e' che "anche tra gli operatori del settore- sottolinea la ginecologa- c'e' la convinzione che si possa ottenere una gravidanza in maniera spontanea ben oltre i 45 anni".
Gli operatori del settore, inoltre, "pur sapendo che il limite dell'eta' fertile non puo' essere prolungato- spiega ancora la direttrice del centro 'Nike Medical Center'- sono convinti che attraverso la procreazione medicalmente assistita tale limite possa invece essere fatto scivolare piu' avanti, persino fino ai 50 anni. C'e' una confusione di base, insomma, una trasmissione di dati probabilmente non capillare, ma a macchia di leopardo, che crea confusione negli operatori del settore. Di conseguenza, quindi, si riflette sulla loro attivita' professionale e sull'informazione che, attraverso i media, arriva alla popolazione generale. E questo, probabilmente, non aiuta ad una scelta consapevole nel progetto di genitorialita' e nella possibilita' di creare una famiglia".
Picconeri fa quindi un appello: "Bisogna informare e informarsi di piu'- sottolinea- noi cerchiamo di farlo attraverso i centri di riproduzione assistita, cosi' come cerca di farlo il percorso di formazione, anche se con qualche piccolo intoppo di o dubbio. Stanno cercando di farlo anche le istituzioni, ma deve avvenire un cambiamento, una consapevolezza maggiore delle persone e dei ragazzi che si troveranno ad affrontare questi problemi nei prossimi anni. Forse serve anche un po' di coraggio in piu': non bisogna cercare la soluzione a portata di mano, infatti, ma portare avanti i propri progetti di formazione e anche di genitorialita' contemporaneamente. Bisogna continuare a studiare, insomma, e allo stesso tempo- conclude la ginecologa specialista in medicina della riproduzione- progettare il percorso familiare e genitoriale".
(Wel/Dire)