"Prescritti esami inutili e no dialogo specialista-medico base"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 16 set. - Troppi esami inutili prescritti e scarsa comunicazione fra oncologo e medico di famiglia. Il costo delle visite di controllo in oncologia, nel nostro Paese, oggi ammonta a 400 milioni di euro ogni anno.
Soldi, questi, che superano di ben 10 volte quelli attesi (40 milioni). Ma per contrastare questo spreco, per la prima volta, è stato firmato un patto fra specialisti, medici del territorio e pazienti per realizzare un nuovo modello di cura che riguarda i 3 milioni di italiani con storia di cancro che si sottopongono al follow up, cioè alle visite di controllo successive alla fase acuta della malattia. Il documento di consenso è stato sottoscritto a Roma da tutte le società scientifiche coinvolte e dalle associazioni dei pazienti, nel corso della Consensus Conference 'Dalla pratica del follow up alla cultura di survivorship care', organizzata dall'Aiom (Associazione italiana di Oncologia).
"Oggi i pazienti restano in carico allo specialista per un tempo indefinito- spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom- Nel nuovo modello, invece, è previsto il passaggio dall'ospedale al territorio (in tempi che variano in relazione allo stadio della neoplasia e all'età della persona in cura), con la possibilità che i pazienti tornino dall'oncologo nel caso vi sia il sospetto di recidiva. In questo modo potrà essere ottimizzata l'assistenza e diminuiranno i tassi di ospedalizzazione durante la sorveglianza clinica, con un risparmio di almeno il 30% delle risorse da investire in terapie innovative. Per la prima volta, quindi, è stato firmato un patto con i camici bianchi del territorio per ottimizzare l'assistenza e risparmiare risorse. Meno esami e più attenzione alla gestione completa della persona, dunque, dalla riabilitazione al reinserimento lavorativo, fino agli stili di vita corretti".
Ma cosa è previsto nel nuovo modello? "È previsto che lo specialista formuli un programma di follow up- spiega ancora il professor Pinto- come già avviene nei 'Survivorship care plan' raccomandati dall'American society of Clinical Oncology (Asco). Da un lato il paziente può conoscere tipo e durata dei controlli, dall'altro al medico di famiglia viene inviata una lettera con informazioni precise e con l'indicazione dello specialista di riferimento in caso di dubbi. La programmazione del follow up deve essere infatti esplicita, chiara e condivisa da tutti.
Questo modello avrà un enorme impatto in termini di razionalizzazione delle risorse e di risparmi".
Il follow up oncologico, cioè la sorveglianza clinica dopo il trattamento di un tumore, prosegue il presidente nazionale dell'Aiom, non ha "solo il significato di anticipare la diagnosi di una eventuale recidiva, ma deve riguardare tutte le condizioni che influiscono sulla qualità di vita della persona. Finora si è posto l'accento solo sul primo aspetto e non sono stati considerati gli ulteriori bisogni delle persone colpite dal cancro e, soprattutto, non sono stati messi in atto percorsi virtuosi. L'insieme di queste funzioni viene riconosciuto come 'survivorship care', cioè come 'cura' della persona guarita. Solo in questo modo, allora, potremo realizzare una più completa gestione delle problematiche di salute- conclude- grazie all'alleanza con i medici di famiglia".
(Wel/ Dire)