Il farmacologo: "Dovremmo scegliere quelli veramente utili"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 28 ott. - "In circolazione ci sono 16.700 confezioni di farmaci, pari a circa 2 mila principi attivi. E sono troppi". Ne è convinto Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, che al Congresso Sifo di Catania, nei giorni scorsi, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo "Mito e realtà del Servizio Sanitario Nazionale". "Non abbiamo bisogno di tutti questi farmaci per il Servizio sanitario nazionale- spiega Garattini-. Noi dovremmo scegliere quei farmaci che veramente sono utili per il nostro Servizio, che è un sistema che dobbiamo mantenere in vita perché è importantissimo".
Garattini nel suo intervento ha toccato anche un tema molto attuale, quello del calo delle vaccinazioni, che definisce "un problema. In un Paese si ritiene che il 95% di copertura sia adatto a evitare che una certa malattia si diffonda. Noi, per certe vaccinazioni che prima erano obbligatorie, abbiamo anche l'80%, quindi un dato assolutamente insufficiente che genera malattie. Abbiamo il triste primato di essere il primo Paese in Europa per quanto riguarda il morbillo, l'anno scorso abbiamo avuto più di 1.600 casi (dichiarati). Un primato per cui siamo stati anche richiamati dall'Organizzazione mondiale della sanità". In generale, insiste Garattini, la gente pensa che il morbillo sia una malattia di scarso interesse perché riguarda la cute. In realtà è una grave malattia, perché dà immunodepressione e forti problemi polmonari, in alcuni casi fatali. Dunque, noi abbiamo l'obbligo di vaccinare se vogliamo proteggere i nostri figli".
Infine, Garattini ha insistito anche molto sulla desecretazione della sperimentazione dei farmaci. "Si deve cambiare, non è giusto che i pazienti, il pubblico, le società scientifiche non abbiano a disposizione tutti i dati sulla base dei quali un nuovo farmaco è stato approvato. E' un diritto che abbiamo perché molte industrie per fare un farmaco usufruiscono dei dati prodotti con soldi pubblici". E "in secondo luogo i pazienti si prestano a fare la sperimentazione clinica senza essere pagati. Questo- conclude- è un atto generoso da parte loro. Terzo, l'industria farmaceutica ha il grande vantaggio di avere in ogni caso un cliente che è rappresentato dal Servizio Sanitario Nazionale".
(Wel/ Dire)