SANITA. Rischio clinico, Sifo crea manuale anti-errori
Focus su acronimi, e ministero lo prende a riferimento
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 28 ott. - Non solo le calligrafie dei medici a volte sono illegibili, ma spesso nelle ricette si utilizzano sigle e abbreviazioni latine dubbie, che possono indurre in errore chi deve somministrare la terapia, a partire dai farmacisti ospedalieri. Ora arriva un manuale per prevenire i possibili errori, un testo che serva a dare ai farmacisti ospedalieri le 'regole d'oro' per districarsi tra simboli e sigle, oltre che per gestire nel modo corretto i farmaci ad alto rischio. L'idea è di Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali, che ha realizzato questo manuale e lo ha presentato nei giorni scorsi a Catania, dove si è svolto il XXXVI congresso nazionale Sifo. Gli errori da cui guardarsi sono di tanti tipi, da quelli di dosaggio a quelli di miscelazione, da quelli di prescrizione non appropriata a quelli di interpretazione, fino all'errore di somministrazione. Il manuale li affronta tutti, proponendo comportamenti e strategie che aiutino a prevenirli.
Il testo, un'ottantina di pagine, si compone di due parti: nella prima si affrontano i principali rischi legati ai farmaci ad alto, mentre nella seconda si affronta la 'giungla' di sigle, abbreviazioni e acronimi. Già preso in considerazione negli anni dal ministero della Salute, questo tema non era mai stato affrontato in modo così specifico e mirato.
E il lavoro di Sifo non è passato inosservato: il ministero ha deciso di prendere a riferimento il manuale per elaborare, insieme a Sifo e alle Regioni, la prossima raccomandazione (la numero 18) proprio sul tema degli errori in corso di terapia farmacologica dovuti all'uso di acronimi degli acronimi. Una pronuncia che segue le raccomandazioni numero 7, 12 e 14 sugli errori.
Per fare qualche esempio di acronimo molto utilizzato, nonostante alcune sigle siano state da tempo vietate a livello europeo, si utilizza anche molto spesso QD (quam die, cioè una volta al giorno) o BID (due volte al giorno), TID (tre volte al giorno) o QID (quattro volte al giorno). Un'altra abbreviazione poco chiara è l'utiizzo della 'U' per indicare 'unità', che può generare fraintedimenti anche gravi, perchè '6U' fa in fretta a diventare '60'. Problemi possono derivare anche da numeri romani e frazioni. "L'uso di abbreviazioni e acronimi nel settore sanitario è diventato un problema preoccupante per la sicurezza dei pazienti", afferma Piera Polidori, direttore scientifico Sifo e coordinatrice del Comitato scientifico Sifo. Ci sono sigle ambigue, poco conosciute e simili tra loro, e l'utilizzo di abbreviazioni "aumenta il rischio di confusione tra farmaci con nomi o pronuncia simili o il rischio di confusione tra unità di misura e dosaggi".
Il manuale di Sifo fornisce un focus anche sui farmaci ad alto rischio, problema maggiormente sentito in campo pediatrico, geriatrico, oncologico o diabetico, perché sono queste le categorie di pazienti verso cui più spesso si verificano gli "eventi avversi". Tra i consigli di Sifo c'è quello di standardizzare e semplificare il processo di gestione del farmaco nelle aree a maggior rischio, produrre e condividere una lista dei farmaci 'Far' e monitorarne l'uso; monitorare la risposta dei pazienti a tali farmaci e prevedere sistemi di doppi controllo, oltre che lavorare alla formazione continua del personale.
"Il problema degli errori in terapia è di eccezionale rilevanza da un punto di vista clinico ed economico. Molta strada è stata fatta nella prevenzione, soprattutto nei paesi anglosassoni, ma molta strada rimane da fare in Italia, dove, a parte alcune situazioni sporadiche, i sistemi di prescrizione e distribuzione sono assolutamente inadeguati ed è necessario che tutte le parti in causa (direzioni aziendali, medici, farmacisti, infermieri e tecnici) si confrontino per costruire insieme un nuovo modello compatibile con le realtà locali e nazionali", afferma Polidori. L'auspicio è che "tutte le realtà ospedaliere possano, in tempi ragionevolmente brevi, predisporre una propria procedura per la corretta gestione dei farmaci, con particolare attenzione per quelli considerati ad alto rischio, tenendo conto delle risorse economiche disponibili, delle prestazioni erogate e del livello di efficienza a cui mira la propria organizzazione", conclude il direttore scientifico Sifo.
(Wel/ Dire)
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