SANITA. Cardiologia, Oms: "In Italia scarsa aderenza a terapie"
Per farmaci antipertensivi siamo a 55%, valore ottimale è 80%
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 mar. - In ambito di prevenzione cardiovascolare, l'aderenza e la persistenza al trattamento sono fattori fondamentali per il successo della terapia. I dati dell'Oms, tuttavia, denunciano come in Italia per i farmaci antipertensivi l'aderenza dei pazienti sia del 55%, contro un valore ottimale che dovrebbe aggirarsi intorno all'80%, e come per le statine la percentuale sfiori appena il 40%. "Il problema pero' non e' solo italiano, ma e' strutturale e perfettamente sovrapponibile agli altri Paesi occidentali", dice Luca Degli Esposti, relatore del 13° Congresso Nazionale della Siprec (Societa' italiana per la prevenzione cardiovascolare), che si e' svolto a Napoli dal 12 al 14 marzo. "Il paziente non aderente e non persistente- prosegue- non solo ha un rischio significativamente superiore di sviluppare eventi cardiovascolari e decesso, ma ha un costo di gestione molto piu' alto".
Le cause che spingono i pazienti a non assumere correttamente i farmaci sono diverse: "Spesso sono associati a malattie asintomatiche, come l'ipertensione o l'ipercoleterolemia- spiega l'esperto- e non sentendosi malato il paziente tende a dimenticare di assumere i farmaci. Ci sono pero' fattori legati anche alla terapia, per cui gli effetti indesiderati, la ridotta tollerabilita' di alcuni farmaci o il fatto che vengano assunti piu' medicinali contemporaneamente, sono deterrenti alla buona aderenza". La Siprec sottolinea che sono molti i fattori alla base della scarsa aderenza, attribuibili non solo al paziente ma anche al sistema sanitario e al medico. "Negli ultimi anni- fa sapere ancora la societa'- per effetto delle numerose scadenze brevettuali, soprattutto in ambito cardiovascolare, e' notevolmente aumentato il numero di farmaci equivalenti disponibili per i diversi principi attivi".
Questo, unitamente alla normativa vigente che ne consente la sostituibilita', avrebbe cosi' generato una "crescente abitudine a quello che viene definito 'zapping farmacologico'- sottolinea ancora Degli Espositi- Il passaggio da un farmaco originator a generico, da generico a originator, oppure da generico a generico, spesso senza la consultazione del medico e senza che si conoscano patologie e piani terapeutici specifici, e' un fenomeno che non puo' essere ignorato- conclude l'esperto- in quanto fattore correlato a una ridotta aderenza al trattamento".
(Wel/Dire)
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