SANITA. Terapia dolore, in Italia coperti 6 pazienti su 10
Riguarda 8 mln, con impatto di 37mld l'anno per la sanità
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 18 mar. - A cinque anni dall'approvazione in Italia della legge 38, che regola terapie del dolore e cure palliative, solo il 60% della popolazione gode di tutti i diritti che il provvedimento garantisce. Il dato, sottolineato da Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale su questi temi ed estensore della legge, e' emerso durante un convegno che si e' svolto nei giorni scorsi al Senato. "Il bilancio e' positivo- ha detto Fanelli- sul 75% del territorio nazionale le Regioni hanno formalizzato l'impegno a recepire gli indirizzi dettati dalla normativa. Ma resta ancora fuori un 25%: a godere dei diritti previsti dalla legge, dunque, e' solo il 60% della popolazione, distribuita principalmente in cinque regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto). Le altre si stanno pian piano allineando, ma l'estensione delle cure palliative e della terapia del dolore richiedera' tempi un po' piu' lunghi'.
In merito ai limiti del nostro sistema, secondo il 'padre' della legge 38 la grande carenza del modello "continua a essere la sottovalutazione del problema dolore. Per quantificare questa inadeguatezza- ha spiegato Fanelli- e' utile accennare alle sue ricadute economiche: l'impatto totale degli 8 milioni di pazienti italiani con dolore cronico e' di circa 37 miliardi di euro l'anno, vale a dire il 2,3 per cento del Pil. La spesa farmaceutica, a fronte di questi oneri totali, e' una goccia nell'oceano. Eppure e' mal ripartita. Infatti spendiamo per gli antinfiammatori, i famosi 'Fans', circa 280 milioni di euro l'anno, contro 180 milioni per gli oppioidi, di cui poco piu' di 100 milioni per gli oppioidi forti. Tra i principali Paesi Europei, l'Italia si conferma cosi' agli ultimi posti per uso di oppioidi e ai primi per impiego di Fans".
Ma quali trasformazioni concrete la legge ha prescritto o stimolato? "Innanzitutto la definizione delle tariffe- ha risposto il presidente della Commissione ministeriale Dolore e Cure palliative- grazie a un questionario inviato dal ministero alle principali unita' di terapia del dolore di tutta Italia, abbiamo calibrato i budget e codificato le singole prestazioni a partire da un preciso livello di 'reimbursement' medio. Poi abbiamo lavorato affinche' la prima visita specialistica di terapia del dolore riceva una specifica categorizzazione, e non sia piu' genericamente individuata come 'visita medica'. Abbiamo ritoccato anche le schede di dimissione ospedaliera, per far si' che riportino chiaramente se il paziente e' stato sottoposto o meno a terapia del dolore e se il trattamento sia stato efficace".
Sul versante della formazione del personale sanitario, ha fatto inoltre sapere Fanelli, "sono attualmente quattro i master in terapia del dolore attivi e rispondenti ai dettami della legge. In piu', a prescindere dai percorsi universitari, sono stati formati migliaia di medici di famiglia. Grazie a questi professionisti, adeguatamente preparati, i pazienti in trattamento con cure palliative non devono stare piu' in ospedale- ha infine concluso l'estensore della legge- ma possono ricevere a domicilio le terapie di cui hanno bisogno".
(Wel/Dire)
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