SANITA. Bologna. Cisl: 118 alle corde, carenze sono numerose
Non solo nodo specializzandi, "fare chiarezza anche sui costi"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 14 gen. - Il 118 di Bologna non ha solo il problema della presenza degli specializzandi a bordo delle auto mediche (finito al centro di un esposto dello Snami e ora anche di un fascicolo' della Procura). Secondo la Cisl-Fp, infatti, ci sono "numerose carenze gestionali". A partire dai mezzi, "insufficienti per coprire i servizi richiesti, quindi spesso si verificano ritardi nell'arrivo dell'ambulanza". Con la riorganizzazione del 118 (accorpamento del servizio di urgenza-emergenza tra Bologna, Modena e Ferrara) "i mezzi sono calati. E poi a Bologna città c'era un'ambulanza con infermieri, mentre ora c'è ma solo con un soccorritore; all'aeroporto non c'è più medico sulle ambulanze...", elenca Gina Risi, della Cisl-Fp. E in montagna ci sarebbero linee guida nazionali che prevedono un'auto medica ogni 150 chilometri quadrati, "è vero che sono indirizzi nazionali, ma adesso ce ne sarà una ogni 300 chilometri quadrati...", aggiugne la sindacalista.
Fatto sta che la Cisl Fp mette in fila gli 'allarmi' e i problemi in un volantino dal titolo "Sistema operativo 118 un bel pasticcio... per favorire chi? Non certo il servizio ai cittadini o i lavoratori (pubblici o privati che siano)". Nel testo si richiama appunto l'impiego di "medici specializzandi, anzichè di medici specialisti come prevederebbe il sistema di accreditamento regionale". Ma appunto i problemi sono di più. Il sindacato cita le "graduatorie di selezione interna, che sono state sbagliate e rifatte grazie al nostro ricorso" e i "turni, in quanto le carenze di organico del personale pubblico portano a sostituzioni -nello stesso servizio di ambulanza- con personale della fondazione creando situazioni di intermediazione di manodopera".
Mancano sia medici che infermieri, segnala Risi parlando alla 'Dire', "e lo si vede appunto dai turni con turni e operatori Catis che sostituiscono turni dei dipendenti pubblici...". E da qui si passa a puntare il dito anche sulle proroghe degli affidamenti alla Fondazione Catis coop Croce azzurra che vanno avanti "da anni. L'ultima proroga scadeva a fine dicembre, quindi come si procede per i lavoratori?".
Il passo che porta al tema costi è breve: costi che finiscono "per gravare sulla comunità: la Regione (con una direttiva del Direttore generale dell'assessorato alla Sanità indirizzata a tutti i direttori generali delle aziende sanitarie) aveva fissato dei parametri relativi a costi massimi orari dei servizi con "autista-infermiere-ambulanza" oppure "autista-soccorritore- ambulanza" anche nel caso di affidamento del servizio ad associazioni di volontariato o ad altri enti pubblici (come la Croce rossa italiana) mediante specifici contratti di fornitura. Ma, avverte la Cisl, "a Bologna si evidenzia che, mentre per l'affidamento a Croce rossa, i parametri vengono rispettati, nel caso dell'affidamento alla Fondazione Catis le tariffe sono ben superiori e ogni anno la spesa si 'appesantisce' di oltre mezzo milione di euro solo nel settore emergenza che non servono di certo a remunerare maggiormente il personale della fondazione. A chi vanno dunque queste risorse?". Non sembra, dice Risi, "che vadano a beneficio degli utenti o del servizio, quindi bisogna che, sia dal punto di vista economico che organizzativo, si faccia chiarezza, trasparenza ed efficienza a vantaggio dei cittadini che usufruiscono del servizio e dei lavoratori che rappresentiamo e tuteliamo".
(Wel/ Dire)
|