Lala: "Solo ulteriore compito amministrativo per medici"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 feb. - L'Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Roma esprime "forte perplessita' e contrarieta'" per le nuove incombenze telematiche a carico della categoria, previste dalla legge di stabilita' per il 2015, e prontamente recepite dalla circolare applicativa n.33 del 2015 dell'Iinps, questa volta a carico dei medici necroscopi. Con il comma 303 dell'art.1 della legge n.190 del 23 dicembre 2014, in particolare, "viene introdotto l'obbligo per le migliaia di medici necroscopi italiani (territoriali, dipendenti ospedalieri, universitari) di trasmettere per via telematica all'Iinps il certificato necroscopico redatto al capezzale del defunto (a domicilio, in ospedale, casa di cura, clinica, hospice, eccetera)".
Alla luce di cio', "non comprendiamo ne' la ragione ne' la valenza giuridica di tale norma- dice Roberto Lala, presidente dell'Ordine- come pure il motivo per cui un compito squisitamente medico-legale possa essere gravato da un obbligo amministrativo finalizzato, evidentemente, alla cessazione di prestazioni economiche dovute al soggetto in vita: erogazione di pensioni, di indennita' di accompagnamento, eccetera".
L'Ordine ricorda quindi che "mentre la certificazione di morte (che ne riporta cause e orario) viene redatta dal medico che aveva in carico il soggetto deceduto o che ha avuto comunque conoscenza del decesso (medico di famiglia, di una struttura di ricovero, di assistenza domiciliare o di medicina generale, liberi professionisti), il rilievo necroscopico e la relativa certificazione sono, invece, effettuati dal medico necroscopo delle Asl (o dal direttore sanitario di ospedali pubblici per il tramite di suo delegato)".
La funzione di tale riscontro necroscopico, spiegano ancora i medici capitolini, "che per norma dello Stato deve avvenire non prima di 15 ore e non oltre le 30 dall'avvenuta certificazione del decesso, e' di evitare una morte apparente e che venga inumato un soggetto in realta' ancora in vita". Attualmente le certificazioni necroscopiche pervengono poi ai competenti uffici delle amministrazioni comunali che provvedono alla cancellazione anagrafica del soggetto dichiarato morto "e gia' alla trasmissione all'Inps di tale dichiarazione definitiva". Infatti, "soltanto con la cancellazione dall'anagrafe vengono a cessare i diritti dei cittadini viventi, quindi anche quelli alle erogazioni pensionistiche e previdenziali".
Cio' detto, "stupisce che il legislatore non abbia tenuto conto delle procedure legali gia' in essere per l'accertamento della morte e che abbia potuto pensare di porre in capo ai medici, necroscopi e non solo, anche questa ennesima incombenza amministrativa- aggiunge Roberto Lala, presidente dell'Ordine- non c'e' dubbio, infatti, che l'inoltro all'Inps della definitiva certificazione di morte sia una competenza gia' attribuita, correttamente, agli uffici anagrafici che recepiscono quotidianamente le certificazioni necroscopiche. Uffici cui spetta, quindi, anche l'onere di predisporre e attivare l'inoltro telematico, se ancora non si fossero attrezzati per farlo. Ma non si puo' ora obbligare i medici- conclude- a svolgere anche questo compito che nulla c'entra con la loro professione".
(Wel/ Dire)