Evento Ido per riflettere su rapporto paziente-terapeuta
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 feb. - "Un buon setting terapeutico definisce il 50% della cura psichica, che deve essere basata su una relazione chiara tra il terapeuta e il paziente.
Regole non sviluppate in questo rapporto determinano un abbassamento qualitativo e quantitativo della stessa base di cura". Ne e' convinto Riccardo Mondo, psicologo, analista junghiano e membro del Centro italiano di psicologia analitica, nonche' autore del libro, pubblicato dalla Magi Edizioni, 'Nei luoghi del fare anima. Dimensione immaginale del processo terapeutico'. Mondo venerdi' sara' a Roma per partecipare alle 'Riflessioni sul setting': la tavola rotonda che aprira' il nuovo ciclo dei 'Venerdi' culturali' dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), a partire dalle 21 in Via Alessandria 128/b.
COSA DEFINISCE LA RELAZIONE PAZIENTE-TERAPEUTA - "Sono tanti gli elementi che insieme caratterizzano il processo della cura, e studiarli aldila' delle teorie di riferimento aiuta molto il processo stesso di cura. Ascolto e accoglimento sono regole fondamentali. Quello del terapeuta e' l'ascolto del guaritore ferito- chiarisce lo psicoterapeuta catanese- di quella ferita interna che costantemente dobbiamo tenere presente e che ci permette di essere umani". Sia il paziente che il terapeuta sono coinvolti nel processo di cura, anche se in misura diversa: "Il terapeuta deve aver fatto un'importante formazione personale di ascolto di se'- prosegue l'analista- si deve conoscere per evitare di ripetere cose lette sui libri, ma non rispondenti alle reali esigenza del paziente".
CHI È IL TERAPEUTA - "Il terapeuta e' colui che utilizza la conoscenza del proprio mondo emotivo per aiutare l'altro a riconoscere il proprio. Mette consapevolmente sullo sfondo i propri bisogni e fragilita' per occuparsi dell'altro, aiutandolo a trovare la propria liberta' di esistere. Il terapeuta usa se stesso come uno strumento per la musica altrui".
CHI È IL PAZIENTE - "Il paziente deve diventare paziente. In genere vuole subito risolvere la sua sofferenza, liberarsene, mentre invece deve prendersi cura di questa parte fragile e reintegrarla in se' per poterla gestire".
TERAPEUTA E PAZIENTE COME GEMELLI ETEROZIGOTI - "Paziente e terapeuta sono inseriti nell'eterna spirale di transfert e controtrasfert che determinano il modo in cui si percepisce l'altro. Spesso i due attori sono d'accordo su alcune qualita' che si attribuiscono- scrive l'autore nel suo libro- altre volte si confrontano su visioni molto discordanti. In ogni caso sorge il bisogno di avvicinarsi all'immagine altrui, tentando di confrontarla con la propria. Nella conversazione si manifesta un'ambigua figura inconscia che si cerca di definire e condividere; allora narratore e ascoltatore si sperimenteranno come due gemelli eterozigoti di fronte alla madre. Questa singolare fratellanza lega gli individui alla medesima matrice senza renderli del tutto coincidenti. I gemelli eterozigoti condividono lo stesso ambiente prima della nascita, la stessa incubazione, lo stesso nutrimento, lo stesso parto. Diverso pero' e' il patrimonio genetico di base, allo stesso modo e' impossibile stare completamente nella stessa immagine". Terapeuta e paziente sono quindi "dei diversi che si toccano, si costruiscono l'uno nella mente dell'altro ma non saranno mai uguali".
Il Venerdi' culturale IdO sara' un incontro a due voci: al fianco di Riccardo Mondo ci sara' anche Magda Di Renzo, direttrice della Scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell'eta' evolutiva dell'IdO.
(Wel/ Dire)