SANITA. Allarme antibiotici, "Non vincono più i batteri"
Gran Bretagna porta alla luce il problema, ma emergenza vale per Europa intera
(Dire - Notiziario Sanità) Roma, 8 apr. - Articolo tratto da 'Il Messaggero'.
L'EMERGENZA. La Gran Bretagna lancia l'allarme ma l'emergenza vale per l'Europa intera. Per tutto l'Occidente. Una nuova generazione di batteri è resistente agli antibiotici. I farmaci che oggi abbiamo a disposizione non riescono, cioè, a 'vincerli' e quindi debellarli dall'organismo umano.
Un rapporto del governo inglese ha fatto anche il calcolo delle possibili vittime di questa ondata dei neo-batteri: ottantamila a rischio. Un'ipotesi che il primo ministro britannico David Cameron ha deciso di commentare per avvalorare la preoccupazione sanitaria prossima ventura: "Temo un ritorno agli anni bui della medicina".
LE OPERAZIONI. Il rapporto sui batteri resistenti agli antibiotici è stato elaborato dal dipartimento per la Gestione delle emergenze nazionali di Downing Street, l'equivalente della nostra Protezione Civile. "Senza farmaci efficaci - sottolineano gli specialisti inglesi - anche le più semplici operazioni potranno essere a rischio fatale. Tra i batteri più insidiosi l'Escherichia coli, la Klebsiella pneumoniae e lo Staphylococcus aureus". Gli epidemiologi inglesi hanno, evidentemente, deciso di rilanciare la questione resistenza agli antibiotici dopo che l'Organizzazione mondiale della sanità da anni disegna uno scenario nel quale, ovunque, anche le infezioni comuni e le piccole ferite potrebbero diventare mortali. "L'era post-antibiotici - diceva un anno fa Keiji Fukuda, vicedirettore per la Sicurezza sanitaria dell'Oms - ormai lontana dall'essere considerata una fantasia apocalittica è diventata invece una reale possibilità del XXI secolo".
Anche la chirurgia minore e le operazioni di routine, è l'analisi del rapporto fatta dal "Quotidiano sanità", senza antibiotici mirati "potrebbero diventare procedure ad alto rischio, con conseguente aumento della durata della malattia e di mortalità prematura". Il trapianto di organi come la chirurgia intestinale e alcuni trattamenti tumorali potrebbero diventare pericolosi per il rischio complicazioni. Inoltre, si legge nel rapporto britannico, pandemie influenzali diventerebbero più gravi, senza trattamenti efficaci. Dalla Gran Bretagna un appello per affrontare le antibiotico-resistenze ponendole "come questione prioritaria per l'Oms e di altri organismi delle Nazioni Unite".
Un primo passo, all'inizio di quest'anno. A gennaio, sulla rivista scientifica "Nature", è stata annunciata la nascita di un "super antibiotico" capace di combattere le infezioni causate da superbatteri resistenti. La firma del lavoro è del gruppo della Northeastern University di boston coordinato da Kim Lewis. Sono state analizzate 10,000 sostanze isolate da batteri del suolo.
Una di queste, la teixobactina, si è dimostrata efficace contro tre dei più pericolosi superbatteri: il Clostridium difficile, il Mycobacterium tuberculous e lo Staphylococcus aureus. Nei test sugli animali non sono stati riscontrati fenomeni di resistenza.
INDUSTRIA ALIMENTARE. "Il rapporto inglese - commenta cosi l'annuncio del governo inglese il virologo Fabrizio Pregliasco del dipartimento di Scienze biomediche dell'università di Milano - è la puntualizzazione su una proiezione, forse troppo pessimistica, ma possibile. C'è una riduzione dell'ingresso di nuovi antibiotici, non abbiamo una nuova classe di farmaci da un po' di tempo e, quelli di cui disponiamo rischiano di essere armi spuntate a causa, spesso, di un utilizzo eccessivo anche dell'industria alimentare".
C.Ma.
L'Italia ha il record negativo: 50% di resistenza ai farmaciOgni anno in Europa sono oltre 3 milioni le persone infettate nelle corsie d'ospedale.In Inghilterra rischiano la vita in 80 mila Cameron: "Temo anni bui della medicina". IL FOCUS ROMA. L'Italia ha un primato: in Europa è il paese con la più alta resistenza agli antibiotici. Le percentuali vanno dal 50 al 25% di questi farmaci. L'uso eccessivo e non appropriato delle terapie negli ultimi decenni, sia per gli uomini sia per gli animali da allevamento, hanno selezionato popolazioni di batteri e altri microrganismi resistenti ad alcune prescrizioni mirate. Non è un caso che il 54% dei ricoveri in tutti i nostri reparti di malattie infettive sono dovuti ad infezioni batteriche.
GLI ANZIANI. La conseguenza diretta: si espone un gran numero di pazienti al rischio di non poter più utilizzare gli antibiotici che fino ad oggi hanno funzionato. Le infezioni più frequenti sono quelle ai polmoni, le post operatorie e alle vie urinarie. Oggi, come dimostrano gli studi della Simet, la Società italiana di malattie infettive, un antibiotico su due non funziona. I più fragili, gli anziani. Sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. "Ci preoccupa - a parlare è Marco Tinelli direttore dell'Unità operativa malattie infettive a Lodi e consigliere Simet - aver rilevato che in molte persone colpite da infezioni il 48% dei farmaci impiegati risulta inefficace. Stiamo affrontando delle emergenze epidemiologiche, in alcuni casi drammatiche, causate dalla sempre più grande diffusione di ceppi batterici con sensibilità a poche o addirittura nessuna classe di antibiotici".
Recentemente è stato isolato, per la prima volta in Italia, dal gruppo dei Microbiologi di Lecco, Siena e Firenze un batterio molto comune che è diventato resistente a quasi tutti gli antibiotici (tranne la colistina) chiamato Citrobacter. "E' presente nell'intestino - aggiungono gli infettivologi - ma determina soprattutto infezioni delle vie urinarie ed è molto diffuso a tutti i livelli. Sia negli ospedali che negli studi medici".
LA TASK FORCE. E' nata da questa emergenza, nel 2008, la Giornata mondiale contro l'antibiotico-resistenza (il 18 novembre) con lo scopo di sensibilizzare sia i cittadini che i medici. "Va sempre ricordato - spiega Luca Pani direttore dell'Agenzia italiana del farmaco che organizza la campagna con il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità (www.antibioticoresponsabile.it)- che gli antibiotici combattono i batteri e non i virus che causano raffreddore e influenza.
Contro i quali gli antibiotici, appunto, sono totalmente inefficaci. Sono farmaci importanti e vanno usati in modo consapevole, senza abusarne. Altrimenti rischiano di perdere la loro efficacia. Attenzione con i bambini che non sono dei piccoli adulti. Niente "fai da te" perché esistono differenze notevoli, sia per l'assunzione, l'assimilazione e l'eliminazione dei farmaci, dai primi mesi di vita all'adolescenza". I numeri per comprendere meglio le abitudini "recidivanti" degli italiani: ben il 44% utilizza indiscriminatamente gli antibiotici (dati Aifa), le mamme somministrano questi farmaci al bambino colpito da influenza virale (29%) o raffreddore (14%).
LE DOSI. Secondo i dati di una ricerca dell'Istituto superiore di sanità, che ha coinvolto un campione di circa 2.200 persone, il 60% del campione, sono persone che non completano il ciclo di cura prescritto dal medico perché dicono di "sentirsi meglio o non notano miglioramenti evidenti". Quest'ultimo sembra essere uno degli errori made in Italy più difficili da correggere insieme alla decisione, sempre autonoma da parte del malato, di alzare o abbassare le dosi di antibiotico rispetto al necessario.
(Wel/ Dire)
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