"Si aumentino le prestazioni per evitare fughe verso il veneto"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 29 ott. - "Siamo arrivati al punto che quando un paziente deve fare una tac o una risonanza viene inviato dalle nostre strutture sanitarie pubbliche direttamente in Veneto. Invece di dare milioni di euro a Veneto e Lombardia, La Regione Emilia-Romagna potrebbe aumentare i budget delle strutture accreditate e il numero di prestazioni complessive per garantire più agio ai propri cittadini". Rispondendo a due articoli sui disservizi della sanità regionale apparsi ieri su "Il Resto del Carlino", il presidente dell'Anisap Emilia-Romagna (sindacato dell'ambulatorietà privata accreditata) Antonio Monti fa il punto della situazione e formula alcune proposte per migliorare le cose.
Secondo Monti "se analizziamo tutte le proteste da parte dei cittadini nei confronti dei servizi sanitari, ci si accorge che si tratta fondamentalmente dei servizi della specialistica (oculistica, neurologia, endocrinologia) e della diagnostica per immagini (tac, risonanze magnetiche, mammografie). Per risolvere il problema bisogna passare da una concezione ospedalo-centrica a una ambulatoriale, più vicina ai cittadini e dotata di tutti i servizi appropriati".
In secondo luogo, il presidente dell'Anisap regionale ricorda che "a causa delle politiche delle aziende regionai, i cittadini ferraresi non possono utilizzare a loro piacimento i servizi della Ausl di Bologna e viceversa, e questo comporta o mesi di attesa, o la ricerca extra-regione delle prestazioni, o la necessità di rivolgersi ai privati". L'assurdo, prosegue Monti, "è che mentre i cittadini all'interno della regione devono limitare le loro richieste e armarsi di pazienza in attesa del loro turno, se vanno fuori regione trovano tutti i servizi necessari, in tempi brevissimi e senza limiti economici".
In questo modo, però, "i cittadini emiliano-romagnoli sono costretti a perdere una giornata di lavoro, a mangiare fuori casa, a pagare spesso non solo il ticket della prestazione ma anche il costo del trasporto, e la Regione paga ogni anno dai 10 ai 15 milioni per le prestazioni fatte in Veneto, oltretutto a tariffe piene e quindi più alte rispetto al costo che le stesse prestazioni avrebbero in regione". Cifre che, conclude Monti, "aumenteranno ancora, specialmente adesso che è saltato l'accordo di minima tra l'Emilia-Romagna e il Veneto che tentava di controllare questo rapporto.
(Wel/ Dire)