(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 15 ott. - L'osteoporosi è una patologia che interessa, nel mondo, oltre 200 milioni di donne, e la cui causa è senz'altro legata all'avanzare dell'età e alla conseguente perdita di massa ossea, con manifestazioni che, però, possono essere anche molto precoci. Si tratta, infatti, di una patologia che interessa il 30% di tutte le donne che vanno in menopausa, ma può insorgere anche dai 45 anni se la menopausa è precoce, condizione che, si stima, interessi circa il 4-5% della popolazione femminile.
In occasione della Giornata Mondiale dell'Osteoporosi, diventata ormai un appuntamento fisso per la tutela della salute femminile, gli esperti della Campagna "Stop alle Fratture" lanciano un appello a tutte le donne italiane, dai 50 anni in poi, affinché non sottovalutino persistenti dolori ossei che possono essere sintomo di fratture da fragilità ossea causata dall'osteoporosi severa, la cui incidenza è molto più comune di quanto si pensi.
Spesso definita 'ladra silenziosa' o anche 'tarlo silenzioso', in quanto compare in maniera asintomatica, per poi manifestarsi spesso con una frattura. L'osteoporosi è una patologia ormai nota alle donne italiane, come raccontano i risultati della recente indagine "La fragilità ossea: conoscenza e percezioni delle donne over 50", commissionata dalle 5 Società Scientifiche che firmano la Campagna "Stop alle Fratture" (SIOMMMS, SIOT, SIR, ORTOMED e GISOOS). A fronte di una generale conoscenza della patologia (8 donne su 10), l'osteoporosi è però ritenuta grave soprattutto da chi soffre personalmente di fratture ricorrenti e dalle donne anziane (tra i 70 e i 79 anni). Ma quali elementi favoriscono lo sviluppo dell'osteoporosi? E' abbastanza diffusa la consapevolezza della menopausa precoce come fattore di rischio, ma solo una quota minima valuta la presenza di familiari affetti dalla patologia o l'esistenza di una storia di precedenti fratture come "campanelli di allarme", che risultano essere invece fattori molto importanti. In caso di sospetto di osteoporosi, il 66% delle donne intervistate si rivolgerebbe al proprio medico di famiglia, mentre solo il 19% ad un centro specializzato per il trattamento di questa patologia.
La maggior parte delle donne italiane, con un'età tra i 50 e i 79 anni, non è consapevole di essere a rischio, cioè di poter incorrere nelle fratture da fragilità (soprattutto femore, vertebre, polso e omero) che sono la diretta conseguenza della severità di questa patologia. "Questo perché- Silvia Migliaccio, membro del Comitato Scientifico della Campagna Stop alle Fratture- si tende purtroppo ancora a considerare l'OP come una conseguenza fisiologica dell'invecchiamento, sottovalutando sia i suoi fattori di rischio, come ad esempio la familiarità o l'aver già avuto fratture da fragilità, sia campanelli d'allarme, come un sensibile calo staturale oppure dolori di lieve o moderata entità ma continuativi che si manifestano, ad esempio, restando in piedi a lungo".
L'osteoporosi è una malattia di ampia rilevanza sociale e rappresenta, nel nostro paese, un importante problema di salute pubblica. Si tratta di una patologia sistemica dell'apparato scheletrico, caratterizzata da un aumentato rischio di fratturarsi sia per una bassa densità minerale ossea che per un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo che, come tutto il nostro organismo, è destinato ad invecchiare. Per questi motivi le ossa diventano più fragili e sono più suscettibili al rischio di frattura per traumi anche minimi. Per scongiurare quanto più possibile quest'eventualità è utile sapere che parliamo di osteoporosi primaria, detta anche post-menopausale, senile, e secondaria, perché conseguente ad altre malattie, quali le patologie reumatiche come artrite reumatoide e lupus, e all'utilizzo di alcuni farmaci, come i cortisonici, ampiamente utilizzati per molteplici patologie.
Le fratture da fragilità ossea, conseguenza grave dell'osteoporosi, hanno un'incidenza che non deve essere assolutamente da sottovalutare: secondo la World Health Organization, infatti, ogni 3 secondi, si verifica una frattura da fragilità osteoporotica a carico di femore, polso e vertebre. Ciò equivale a circa 25 mila fratture al giorno o 9 milioni all'anno.
Si calcola che almeno il 40% delle donne dopo i 50 anni andrà incontro ad una frattura da osteoporosi quali fratture di femore (17%), vertebrali (16%) o di altri segmenti ossei (polso, pelvi, omero prossimale ecc.). Secondo l'OMS e la IOF (International Foundation of Osteoporosis) la presenza di una frattura da fragilità ossea (vertebrale o di altri segmenti scheletrici), configura sempre una condizione di OP severa. "Le fratture da osteoporosi sono più comuni dell'infarto del miocardio, dell'ictus e del cancro della mammella valutati globalmente- continua Silvia Migliaccio- quindi, anche in considerazione del fatto che una donna trascorre oggi il 40% della propria esistenza in postmenopausa e la protratta carenza estrogenica induce cospicue perdite di massa ossea, è fondamentale continuare a sensibilizzare la popolazione femminile sull'importanza di una corretta prevenzione e di una tempestiva diagnosi di questa patologia".
I principali fattori di rischio per le fratture da fragilità ossea sono l'età, le pregresse fratture da fragilità, la terapia cortisonica cronica, un aumentato rischio di cadute dovuto a carenze visive come anche la concomitanza di malattie neuromuscolari, il ridotto apporto di calcio o la carenza di vitamina D. Ma anche la familiarità per fratture, la menopausa precoce, l'eccessiva magrezza, il fumo e l'abuso di alcol. Oltre ai cortisonici, anche altri farmaci (ad esempio antiepilettici e anticoagulanti) contribuiscono ad aumentare il rischio di osteoporosi.
"Per questo è assolutamente necessario individuare precocemente le donne a rischio- conclude Silvia Migliaccio- per avviare un adeguato iter diagnostico- terapeutico, finalizzato a ridurre significativamente il rischio fratturativo. Sono soprattutto le donne che hanno avuto, nella propria famiglia, casi di frattura di femore che, a fronte di un elevato rischio personale di frattura, devono effettuare, dai 50-60 anni d'età, una MOC (o DXA), ovvero la Mineralometria Ossea Computerizzata. Si tratta di un esame fondamentale e non invasivo, che esprime la densità in sali minerali dell'osso, permettendo una valutazione dell'osteoporosi, sulla base del rilevamento di un'eventuale riduzione di densità dell'osso possiamo fare diagnosi di osteoporosi".
Dai 50 anni di età, per ogni donna è fondamentale conoscere il proprio rischio fratturativo. Sul sito www.stopallefratture.it è disponibile il Defra Test online, test di autodiagnosi per valutare il rischio personale di fratturarsi nei successivi 10 anni (basso, medio, elevato, molto elevato). A seconda del risultato ottenuto, verranno indicate, per tutte, raccomandazioni e consigli su come prevenire eventuali fratture da fragilità.
(Wel/ Dire)