(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 19 mar. - "Dopo quanto è avvenuto all'Ospedale Pertini di Roma è evidente che siamo di fronte, da un lato agli effetti drammatici di una legge - la n. 40 del 2004 - proibizionista per il diritto alla salute delle donne, dall'altro a uno Stato, il nostro, che non garantisce un servizio sanitario adeguato e non assicura l'applicazione della legge n. 194/78 sull'interruzione volontaria della gravidanza e dell'articolo 32 della Costituzione. Sul caso sarà poi necessario accertere le responsabilità, anche penali, sia per i singoli medici sia per la struttura sanitaria". Così la capogruppo di Sel in Commissione affari Sociali Marisa Nicchi nel corso della discussione sull'interpellanza urgente di Sel con la quale si chiede quali iniziative il Governo intende mettere in campo per far rispettare la legge 194 del 1978 dopo il recente caso di Roma.
"La recente relazione sullo stato di attuazione della legge 194- continua la parlamentare di Sel- dice che in Italia ben il 70 per cento dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza: il 20 per cento in più di obiezioni in trent'anni. Molte associazioni ci hanno raccontato che la percentuale delle obiezioni di coscienza in Italia arriva in realtà al 91 per cento. Il Comitato europeo dei diritti sociali, organismo del Consiglio d'Europa, ha condannato, l'8 marzo scorso, il nostro Paese per la violazione della legge n. 194 per l'elevato numero di obiettori di coscienza. Insomma, l'interruzione volontaria di gravidanza in Italia è solo sulla carta e in molte regioni non è applicata".
"L'abnorme uso dell'obiezione di coscienza è un fatto inquietante perchè ha delle ricadute negative sulla vita delle donne, sul loro diritto alla scelta e sulla loro salute. Siamo di fronte ad una regressione pericolosa dei diritti delle donne- conclude Nicchi- e la Ministra Lorenzin che fa?".
(Wel/ Dire)