(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 21 mag. - Sotto la bandiera della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta è stato costituito un gruppo di studio internazionale, primo in Italia, formato da urologi, ginecologi, otorinolaringoiatri, esperti di malattie infettive e dermatologi che si è riunito a Torino presso il Dipartimento della Rete. Il super gruppo si occuperà del virus papilloma che si è recentemente scoperto, attacca anche cellule che si riteneva non potessero essere infettate: quelle del sangue. Ultimamente si è creata una notevole attenzione intorno a questo virus in seguito alla scoperta ed introduzione in Italia di un vaccino specifico per la prevenzione delle lesioni precursori del carcinoma cervico vaginale e dei condilomi esterni. In contrapposizione al tanto famigerato discusso "calo del desiderio" che interesserebbe una notevole fetta delle riserve maschili italiane sembra esserci però un mutamento sociale comportamentale sessuale generalizzato e diffuso non solo sul territorio nazionale, tale che, se fino a qualche anno fa il papilloma virus era prerogativa femminile perché principale causa di tumori al collo dell'utero (1717 all'anno), ora invece con la diffusione del sesso orale e di un atteggiamento maggiormente disinibito nei rapporti sessuali, si sono manifestate forme di cancro diffuse anche all'orofaringe (tumori della bocca, che interessano entrambi i sessi e sono in crescita) al canale anale e al pene (i cui casi sono in aumento nei soggetti immunodeficienti, specie fra gli omosessuali, e quasi del tutto legati al virus). Secondo gli studi americani nei soggetti maschi che hanno rapporti con maschi, l'incidenza annuale di carcinoma è di 35 casi su 100.000 persone (8 su 100 nelle donne), tasso che nei maschi affetti da HIV positivi salirebbe fino 75- 137/100.000.
In realtà il 50 per cento della popolazione maschile e femminile sessualmente attiva, durante la vita contrae l'infezione da Hpv; l'infezione è estremamente comune e frequente, e la sua presenza non significa avere lesioni pre-tumorali o addirittura il cancro. Normalmente oltre l'80 per cento delle infezioni da Hpv passa inosservata, non provoca disturbi e regredisce spontaneamente nel giro di alcuni mesi, soprattutto nei soggetti maschi dove pare che l'infezione attecchisca di più ma scompaia pure più frequentemente. Soltanto una piccola percentuale di alcuni tipi di virus detti ad alto rischio, possono provocare lesioni precancerose displasie, o CIN, (nei maschi, condilomi genitali, 42 mila casi l'anno). Per quel che riguarda la procreazione da un recente studio è emerso che nei soggetti infertili la frequenza del papilloma virus nel liquido seminale è più elevata rispetto a quella riscontrata nei controlli fertili (20% contro 3%) e che il tempo medio di eliminazione del virus nel maschio è di circa 6 mesi, anche se nel 20% dei pazienti positivi, l'Hpv nel liquido seminale risulta ancora presente dopo due anni e può determinare infertilità. Prevenzione- In campo rosa si utilizza un semplice striscio del Pap test per rilevare precocemente eventuali mutamenti precancerosi delle celle, ( le cellule raccolte dalla cervice vengono messe sui vetrini e osservate al microscopio in cerca di anomalie). Da breve tempo però i ricercatori hanno sperimentato che un metodo più efficace con cui si ottengono risultati maggiormente apprezzabili consiste nel cercare direttamente nella cellula il DNA del virus.
Da circa 6 anni è attiva una collaborazione tra la divisione di chirurgia dell'Ospedale Molinette del professor Morino con l'ambulatorio delle infezioni sessualmente trasmissibili dell'Ospedale Amedeo di Savoia di Torino che ogni anno visita circa 1200 pazienti dei quali il 60-80 per cento con comportamenti ad alto rischio di infezione da HPV. Ma l'individuazione di test accreditati da effettuare, su quali soggetti, con quali metodiche certificate applicando una corretta razionalizzazione delle risorse strutturali, umane ed economiche senza sprechi, la costruzione di un percorso di informazioni codificato ed omogeneo per comunicare con i pazienti e familiari, con i servizi ambulatoriali- territoriali coinvolgendo anche i medici di famiglia, sono solo un primo dei tanti passi che il neonato gruppo si propone di fare. L'idea di costituire tale pool di studio è nata dall'iniziativa del dott. Ivano Dal Conte, infettivologo dell'ASL TO2 che durante un viaggio negli States, a San Francisco, città con elevata percentuale di coppie omosessuali, si è trovato a constatare come la realtà sessuale sia cambiata rispetto anche solo ad una decina di anni fa, di qui l'interesse a formare un gruppo di studio innovativo di risposta alle esigenze della società che si trasforma.
(Wel/ Dire)