(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 21 mag. - 'Chi ha un tumore del sangue non ha solo il tumore. Fallo sapere a tutti'. Con questo slogan l'Ail, Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, ha lanciato 'Io e la mia storia' un progetto dedicato a pazienti onco ematologici over 60. L'iniziativa è stata realizzata in collaborazione con la scuola di scrittura Holden di Torino e Celgene, azienda farmaceutica specializzata in ricerca in ematologia.
Una diagnosi oncologica è sicuramente un avvenimento che sconvolge la vita del malato e della sua famiglia, rischiando, al di là della guarigione, di compromettere la qualità del tempo che si vive e le prospettive. 'Io e la mia storia' è un progetto ambizioso: vuole aiutare il paziente a vivere la malattia in modo diverso attraverso l'arte e la creatività. Tutti i partecipanti all'iniziativa sono chiamati a inviare un'immagine di una loro opera: un quadro, una scultura, una ricetta, un disegno, una foto o altro entro il 31 ottobre 2014 tramite il sito dell'Ail.
Verranno selezionati 30 progetti che verranno pubblicati in un libro edito da Mondadori e affiancati da un breve testo a cura dei diplomati della Scuola Holden. L'obiettivo è quello di far uscire il paziente dall'isolamento, affrontando un percorso creativo accanto a quello della malattia. L'iniziativa vedrà impegnata l'Ail con tutti i suoi volontari su tutto il territorio.
"Credo molto a questo progetto, lo trovo anzi entusiasmante" ha dichiarato Franco Mandelli, presidente nazionale Ail. "I pazienti,soprattutto le persone di età superiore a 60 anni- ha aggiunto- hanno problematiche enormi. Conosco persone guarite completamente che la sera non riescono a dormire perché ripensano alla malattia. Riuscire a staccare il malato e la famiglia da questo incubo continuo sarebbe un grande risultato". Mandelli ha ricordato la peculiarità dei destinatari del progetto: i malati over 60, di solito, sono più restii ad aprirsi.
"Dopo 45 anni di ricerca oncologica all'istituto tumori di Milano, chi meglio di mepoteva affrontare la malattia cancro. Un giorno, peró, con un esame di routune la mia vita è cambiata completamente: è arrivato lo tsunami". A parlare è Sylvie Menard, professoressa di Oncologia all'Istituto nazionale tumori di Milano, che ha vissuto l'esperienza da oncologa a malato. "Io cosi ben preparata al cancro e a tutte le terapie- continua Sylvie- ho pensato alla morte. Daquesto salto nel buio in realtà il paziente puó uscire. È un percorso molto personale: si tratta di accettare la malattia, la morte e la vita. Vivo meglio perche ho capito che non sono immortale. Ho nuove priorità, nuove sensibilità. Ho voluto portare la mia testimonianza. Ma non è così scontato raccontare e condividere".
(Wel/ Dire)