(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 14 mag. - Saper individuare correttamente la malattia e indicare tempi e modi per curarla: nell'ambito delle malattie che riguardano le valvole cardiache questo processo è quanto mai importante, vista la varietà di disturbi della funzione valvolare e degli interventi cardiochirurgici correttivi, e, in molti casi, la necessità di agire tempestivamente. Per questo motivo è nato dalla collaborazione tra la Società Italiana di Ecografia Cardiovascolare-Siec, l'Università degli studi di Milano, Ge Healthcare e Edwards Lifesciences, il 'Master di I livello in ecocardiografia valvolare': un progetto formativo per i cardiologi del territorio volto a valutare correttamente il percorso diagnostico-terapeutico più efficace per le diverse malattie che colpiscono le valvole cardiache. Il Master si articola in 5 moduli, ne sono stati già effettuati 4 per 3 cicli dal 2013 ad oggi. Si è concluso martedì con il 5° modulo, conclusivo per tutte le 3 edizioni: un incontro che ha messo a confronto cardiologi e cardiochirurghi su una delle valvulopatie cardiache più diffuse e temibili, la stenosi aortica.
"La stenosi aortica è un restringimento provocato da depositi di calcio a livello della valvola del cuore che regola la quantità di sangue che fluisce dal ventricolo sinistro all'aorta e da lì raggiunge i vari organi del corpo umano" spiega Francesco Donatelli, direttore della cattedra di cardiochirurgia I all'Università di Milano e responsabile della cardiochirurgia dell'Istituto clinico S. Ambrogio di Milano. "La stenosi aortica è la malattia delle valvole più frequente oltre i 75 anni ed è potenzialmente mortale, soprattutto nella sua forma più grave".
Secondo le stime più recenti, il 4,6% della popolazione oltre i 75 anni, più di 45.000 persone in Lombardia, soffre di stenosi aortica severa, un quinto delle quali- tra le 9.000 e le 10.000- è colpita dalla forma definita grave e sintomatica, destinata in un caso su due a prognosi infausta nel giro di un paio di anni, se non si interviene prontamente.
"Nonostante la gravità, questa è una malattia per lo più sottovalutata e non trattata con appropriatezza, se si considera ad esempio che circa il 30% di questi malati non sono inviati alle cure più adeguate e non sempre quelli che vengono curati lo sono secondo i dettami delle linee guida internazionali" prosegue Donatelli.
"Le malattie che interessano le valvole cardiache sono, è vero, potenzialmente mortali, ma esistono numerose possibilità di diagnosticarle per tempo e curarle", dice Roberto Mattioli, ideatore e direttore del Master e Referente del servizio di cardiologia clinica presso l'Istituto clinico S. Ambrogio di Milano. "L'ecocardiografia color-doppler e 3D è ormai divenuta la metodica diagnostica di riferimento per la visualizzazione dell'anatomia cardiaca. Bisogna riconoscere però che non vi è ancora da parte del cardiologo esperto in ecocardiografia una capillare uniformità di conoscenze e comportamento sia nella diagnosi finale di gravità della valvulopatia, sia sul timing dell'intervento cardio-chirurgico". E conclude: "Lo scopo di questo Master in ecocardiografia valvolare è proprio quello di ottenere, attraverso l'analisi dei parametri clinici, ecocardiografici e chirurgici, un'aggiornata rivalutazione del percorso diagnostico-terapeutico per i pazienti con valvulopatia cardiaca, in altre parole stabilire quali siano i modi e i tempi più adatti per il trattamento".
Dichiara Paolo Biglioli, uno dei grandi nomi della cardiochirurgia italiana, che prosegue ricordando come le linee guida internazionali prevedano la sostituzione della valvola aortica con una protesi valvolare: "La stenosi aortica, una volta diagnosticata, deve essere assolutamente curata" e aggiunge, "Albert Starr, il 21 Settembre 1960, impiantò la prima valvola sostitutiva concepita e costruita assieme all'ingegnere idraulico Miles Lowell Edwards. A questo primo intervento sono seguite numerose tappe importanti nell'evoluzione delle valvole delle quali la Tavi, l'impianto di valvola aortica per via transcatetere, e la Intuity rappresentano le ultime novità".
Interviene Luigi Martinelli, direttore della struttura di Cardiochirurgia dell'Ospedale Niguarda Ca'Granda: "L'innovazione è stata la caratteristica fondamentale della cardiochirurgia fin dal suo esordio. Le nuove tecnologie permettono in molti casi di mandare in soffitta la tradizionale sternotomia, ovvero l'apertura del torace attraverso lo sterno, e consentono la sostituzione della valvola con approcci minimamente invasivi" e prosegue "Le protesi valvolari, oggi prevalentemente 'biologiche', ossia costituite da tessuto del pericardio animale, possono essere agevolmente impiantate con una piccola incisione attraverso la parte superiore dello sterno (mini-sternotomia) o con una incisione nella parte destra del torace (mini-toracotomia). Il vantaggio non è solo estetico ma anche funzionale in quanto consente un più rapido recupero della funzione respiratoria".
Parlando proprio di tecniche mini-invasive, all'inizio di aprile per la prima volta in Europa è stato impiantato al Centro Cardiologico Monzino di Milano, il nuovo modello di un'innovativa valvola aortica a impianto rapido, l'Intuity Elite di Edwards, studiata proprio per gli interventi di questo tipo. "Questa nuova protesi valvolare offre vantaggi significativi per il paziente: l'impianto è più facile, più rapido, e può essere eseguito agevolmente con le tecniche mini-invasive, limitando le possibili criticità e gli effetti collaterali connessi con il trauma chirurgico", spiega Francesco Alamanni, direttore della Chirurgia cardiovascolare del Monzino, a capo dell'equipe che ha compiuto l'intervento.
(Wel/ Dire)