Denuncia studio Umberto I di Roma in congresso Alzheimer Pistoia
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 11 giu. - Anziani, non di rado a livelli di demenza tali da non poter neppure comunicare, costretti a sopportare dolori fisici anche atroci senza adeguate terapie, praticamente in solitudine. Ecco la condizione drammatica e paradossale in cui, tranne rare eccezioni, si trovano gli ospiti delle strutture assistenziali pubbliche e private italiane. La denuncia emerge dai primi risultati di una ricerca in corso nelle RSA di quattro regioni, Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Calabria. Ne da notizia il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, alla vigilia del quinto Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, a Pistoia, promosso dalla locale Fondazione Cassa di Risparmio e dall'Università di Firenze.
Si tratta del primo studio del genere in Italia, frutto della collaborazione tra l'Hub Policlinico Umberto I di Roma (rete Regione Lazio per la terapia del dolore) e l'Associazione nazionale strutture per la terza età (Anaste). I dettagli nella relazione che la coordinatrice, la neurologa Rosanna Cerbo, presenterà a Pistoia. Titolo: La percezione e il riconoscimento del dolore nella demenza. "Prima alcuni dati essenziali", dice la professoressa, "In Italia il dolore cronico non oncologico interessa oltre 15 milioni di persone (26% della popolazione) ed è uno dei più comuni motivi di consultazione medica. Pochi seguono cure specifiche, peraltro inefficaci nell'83% dei casi. Un paziente su 5 perde il lavoro, il 50% va in depressione, il 40% ha disturbi ansiosi. Enormi i costi per il Servizio Sanitario: secondo il Libro Bianco 18 miliardi di Ç, pari al 2% del Pil. Il dolore, inoltre, è la seconda causa di assenteismo dal lavoro e costa all'economia 3 milioni di ore lavorative".
Negli anziani il rating del dolore sale in modo esponenziale. Sofferenze croniche dovute per lo più a lombosciatalgia (40%), artrosi (37%), mal di schiena (36%), cervicalgia (21%), esiti di fratture (14% ) e solo il 3% a neoplasie. Affliggono il 67% dei ricoverati nei reparti geriatrici, ma solo poco più di un quarto riceve terapie adeguate.
Le conseguenze: depressione, anoressia, sindrome ipocinetica, aumentato rischio di cadute, disturbi del sonno e del comportamento tanto più gravi in pazienti con decadimento cognitivo legato ad Alzheimer, ischemie, demenza senile. Una recente indagine Demoskopea/Mundipharma su 407 persone tra 60 e 80 anni ha certificato nel 74% degli intervistati dolori cronici così gravi che, per metà di essi, limitano in tutto o in parte le attività quotidiane. Nella circostanza è emerso tra l'altro che la tendenza a sottostimare il problema è diffusissima tanto tra i clinici quanto tra gli stessi pazienti.
"La nostra ricerca", ricorda la professoressa Cerbo, "è partita da queste evidenze e mira a colmare un importante vuoto culturale. Vogliamo cioè valutare la prevalenza nel dolore nelle Residenze Sanitarie Assistite (RSA) sia in relazione alla presenza e gravità di deficit cognitivo, sia per quanto riguarda la capacità del paziente di comunicare verbalmente. I residenti in queste strutture, pubbliche o private non fa differenza, sono i più a rischio di ricevere terapie del dolore inadeguate". Ciò, aggiunge, è dovuto in parte all'impreparazione del personale sanitario che non è formato a riconoscere il dolore in persone con deficit sensoriali o cognitivi, in parte alla paura di somministrare oppioidi e di provocare così effetti collaterali dannosi. Un'adeguata terapia del dolore consentirebbe non solo di ridurre l'uso di psicofarmaci, ma darebbe al paziente un sensibile sollievo. Invece, per paradosso, chi sta peggio e perciò peggio comunica, è curato meno.
Lo studio punta dunque a valutare vari aspetti dell'ospitalità nelle RSA: metodologie, proprietà delle terapie, qualità del personale, adesione alle linee guida. "Fin qui", spiega la professoressa Cerbo "abbiamo constatato che l'abitudine di rilevare la presenza del sintomo dolore e di attuare una adeguata terapia è drammaticamente carente, tranne rarissime e lodevoli eccezioni. Ora stiamo operando con un doppio Pain Day (giorno del dolore): nel primo la scheda di valutazione sarà somministrata alla stessa ora in tutte le RSA del panel; nel secondo, dopo tre mesi, valuteremo i risultati. Che cosa ci aspettiamo? Senz'altro un miglioramento della vita dei pazienti. E anche di quella del personale".
(Wel/ Dire)