Castelbianco (Ido): 'Non svalutare pedagogicamente ultimo anno materna'
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 26 feb. - "Il professore Salvatore Nocera si stupisce della possibilità di ritardare l'inserimento in prima elementare facendo riferimento a una scuola di 30 anni fa, quando vi era poca chiarezza e scarse possibilità di inserire i bambini adottati a scuola. Adesso la situazione è cambiata e la prima domanda che devono porsi gli educatori è quale soluzione sia la migliore per ogni singolo bambino, tenendo conto che il traguardo non è essere iscritti bensì rendere la vita scolastica una situazione positiva e non di fatica o di problemi". Commenta così Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), la polemica sollevata dal professore Nocera, vicepresidente della Federazione italiana per il superamento dell'handicap, sulla possibilità dei bambini adottati di attendere un anno prima di essere iscritti alla prima elementare, come indicato dalla circolare ministeriale n. 338 del 4 febbraio 2014.
Per avvalorare la sua tesi, lo psicoterapeuta dell'età evolutiva fornisce tre esempi: "In primo luogo, il bambino adottato, soprattutto se viene dall'estero, presenta un'assenza di madrelingua, una scarsa conoscenza dell'ambiente e un post trauma da abbandono. L'inserimento in una classe dove non riuscirebbe per ovvi motivi ad essere alla pari con gli altri- spiega l'esperto- lo porterebbe a viversi ancora come inadeguato. Questa non rappresenterebbe una soluzione ma un problema aggiunto, e ipotizzare che un'insegnante di sostegno possa essere risolutivo significa non avere chiarezza di quali siano le difficoltà per questi bambini".
La circolare recita 'Nello specifico, si richiede per il suddetto alunno la possibilità di deroga all'obbligo scolastico, alla luce del livello di sviluppo cognitivo e socio-affettivo da esso raggiunto'. "Questo dovrebbe valere non solo per i bambini adottati ma per tutti quei minori che arrivano a 6 anni e che non hanno raggiunto una maturità sufficiente per affrontare le prestazioni scolastiche richieste- precisa Castelbianco- finendo per vivere il loro insuccesso in modo estremamente pesante. Si ricorda che- prosegue il direttore dell'IdO- se da un lato viene affermato il principio che l'insegnamento della letto-scrittura debba avvenire in due anni, la realtà dei fatti ci fa assistere a una situazione diversa: tutti i bambini già dopo tre mesi di scuola scrivono la letterina a Babbo Natale utilizzando i 4 caratteri maiuscolo, minuscolo, corsivo e stampatello che gli sono stati insegnati. Quindi, la domanda da porsi è perché frustrare i bambini quando un anno di maturità gli consentirebbe di affrontare la condivisione dei programmi didattici in modo molto più sereno e proficuo?".
L'ultimo esempio citato da Castelbianco e, "sul quale nessuno alza la voce come dovrebbe, riguarda l'ingresso in prima elementare a 5 anni. È vero che tutti i minori di 5 anni inseriti in prima elementare sono normodotati, ma non è assolutamente vero che siano tutti maturi per anticipare un anno. In pratica, per questi bambini da esperienze riportate sul campo, si assiste più o meno a queste percentuali: un 40% vive bene l'ingresso in prima elementare, un 30% fatica per i 5/8 anni successivi di scuola e il restante 30% entra direttamente nei Bisogni educativi speciali (Bes) o nei Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) con tutte le complicazioni che ne conseguono. Svalutare pedagogicamente l'ultimo anno di scuola materna, trattarlo in modo generico come un inutile anno di attività giocosa, è perlomeno sconcertante- conclude lo psicoterapeuta- in quanto l'ultimo anno di asilo consente il raggiungimento della compiuta maturazione e delle capacità elaborative che consentono di affrontare i successivi 13 anni di scuola".
(Wel/ Dire)