Tassinari: "Laser e nuove lenti regalano vista superlativa"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 16 apr. - La cataratta è un processo fisiologico cui andiamo tutti incontro con l'avanzare dell'età. Si tratta della progressiva opacizzazione di una lente (cristallino) che si trova all'interno dell'occhio, quando l'enzima che è preposto a spazzar via le proteine responsabili dell'opacità smette di essere prodotto. La cataratta è una patologia estremamente diffusa e tendenzialmente legata all'età: si manifesta normalmente intorno ai 50/60 anni per poi raggiungere picchi di presenza dai 70 anni in poi. Alcune cataratte, però, possono venire anche prima. Per saperne di più, l'agenzia Dire ha intervistato Giorgio Tassinari, presidente Aiccer (Associazione italiana di Chirurgia della cataratta e refrattiva).
Quali sono i primi segnali della cataratta che un paziente può cogliere? "Il primo segnale è senz'altro quello legato alla diminuzione della capacità visiva: il paziente fondamentalmente si accorge che a occhio nudo, oppure con gli occhiali che usa, non riesce più ad avere la capacità visiva che aveva all'inizio. Il paziente inizia insomma ad avere difficoltà nel vedere, magari guidando in condizioni di scarsa visibilità ma anche, al contrario, quando invece c'è una forte illuminazione. In sostanza ci si accorge della cataratta quando avviene un decremento della capacità visiva".
Quanti tipi di cataratta esistono? "Diverse: ci sono le cataratte congenite, che compaiono al momento della nascita o nei primi mesi di vita, ma in questo caso si tratta di cataratte patologiche legate a situazioni che si sono verificate al momento della gravidanza. Ci sono poi le cataratte traumatiche, legate cioè a traumi che hanno determinato una lesione del cristallino, per cui lo stesso va incontro a una opacizzazione. Poi ancora esistono le cataratte senili, legate a un processo di invecchiamento del cristallino. Infine, ci sono le cataratte collegate a situazioni patologiche dell'occhio, come infiammazioni, interventi per distacco di retina, diabete o tante altre malattie che possono portare una opacizzazione del cristallino".
Quante persone si operano ogni anno alla cataratta e in cosa consiste l'intervento? "Il numero è certamente considerevole: in Italia sono circa 500/550mila gli interventi di cataratta effettuati all'anno, sia in strutture pubbliche sia in strutture private. L'intervento consiste nell'asportazione del cristallino lasciando integro il sacco capsulare, cioè la membrana che avvolge il cristallino, all'interno del quale viene impiantato un cristallino artificiale che permette l'ottenimento di un'ottima capacità visiva".
L'intervento chirurgico è ormai ben standardizzato, ma esistono delle novità per renderlo ancora più sicuro? "Oggi, grazie alla tecnologia, abbiamo a disposizione dei laser che facilitano l'intervento. Penso in particolare al Femtolaser, un laser di nuova generazione che è in commercio da poco e sul quale ci sono grandi aspettative perché permette di portare a termine alcune fasi dell'intervento con grande affidabilità e sicurezza. Il laser, in particolare, viene utilizzato in momenti delicati come l'incisione, l'apertura del sacco capsulare o la rottura del nucleo del cristallino. Dopodiché il paziente è portato in sala operatoria dove l'intervento è portato a termine".
Oggi si parla sempre più spesso anche dell'inserimento di lenti intraoculari: ci può spiegare meglio di cosa si tratta? "Oltre alle tecniche chirurgiche avanzate, delle quali abbiamo appena parlato, oggi si possono utilizzare anche delle lenti intraoculari multifocali da impiantare durante l'intervento.
Queste lenti permettono un'ottima riabilitazione visiva, sia nella distanza sia nella lettura che nella fase intermedia. Non solo: esistono anche le lenti toriche, cioè quelle lenti astigmatiche che sono in grado di correggere anche dei gradi molto elevati di astigmatismo, regalando al paziente una vista davvero superlativa".
Un'ultima domanda sul trapianto di cornea: in quali casi può essere effettuato e quali sono i benefici? "Intanto voglio dire che il trapianto di cornea in senso stretto è rimasto pressoché uguale a quello che veniva fatto già alla metà del '900. Quello che invece oggi si è molto modificato, invece, è che si tende a fare non più un trapianto di cornea a tutto spessore, ma dei trapianti lamellari della cornea. Mi spiego meglio: in pratica oggi l'idea è quella di andare a sostituire non la cornea in toto, ma soltanto quegli strati che sono ammalati. Così si andrà a fare un trapianto superficiale quando gli strati profondi della cornea sono integri, mentre si farà un trapianto degli strati profondi quando questi sono ammalati".
(Wel/ Dire)