(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 2 apr. - I bambini italiani mostrano un elevato livello affettivo, mentre quelli statunitensi hanno più immaginazione e creatività. "Una differenza culturale dovuta a un diverso approccio al gioco: nel contesto italiano è considerato come un momento di piacere ed espressione degli affetti, mentre negli Usa è utilizzato a livello educativo come mediatore dell'apprendimento". A spiegarlo è Daphne Chessa, docente di Psicodiagnostica presso l'Università degli Studi di Padova, che il 5 e 6 aprile terrà a Roma, presso l'Aula Magna dell'Istituto comprensivo Regina Elena in via Puglie 6 dalle 9 alle 18.30, un training sul metodo 'Affect in Play Scale' (Aps) per la valutazione del gioco simbolico, inventato dalla docente americana Sandra Russ e valido sia per l'età prescolare che scolare.
L'INIZIATIVA. La due giorni di studio e riflessioni è promossa dalla Scuola di specializzazione in Psicoterapia dell'età evolutiva a indirizzo psicodinamico dell'Istituto di Ortofonologia (IdO). L'attenzione sarà puntata sullo sviluppo cognitivo, l'espressione affettiva e l'interazione sociale quali aspetti che si intersecano tra loro all'interno del gioco. Con l'Aps si valutano infatti i comportamenti che il bambino mette in atto mentre gioca senza disgiungere le competenze affettive, cognitive e sociali.
CAMPIONE NORMATIVO DI RIFERIMENTO. Chessa, nell'ambito della sua attività di ricerca sul gioco simbolico, ha lavorato su un campione normativo di 1.200 bambini italiani normodotati dai 4 ai 10 anni. "Il bisogno di creare un ampio campione di riferimento risponde a uno dei punti cruciali della ricerca, che ultimamente nasce soprattutto nel mondo anglosassone. La scala Aps è utilizzabile in diversi contesti e ci permette di comprendere le difficoltà del bambino. Seppure al momento non ci sono campioni o ricerche con bambini clinici- precisa l'esperta- la valutazione del gioco simbolico è stata già utilizzata in fase di assessment con minori segnalati per uno spettro ansioso, difficoltà familiari, con i bambini di genitori in comunità, di genitori psicopatologici o con dipendenze". Un dato significativo, secondo Chessa, è che "in un'ampia percentuale di minori psicopatologici è difficile anche l'accesso alla dimensione ludica, legata allo strumento di gioco. Mostrano sentimenti di frustrazione e difficoltà di interagire con il materiale. Devono essere rinforzati di più rispetto al campione normativo e hanno anche prestazioni più basse nelle variabili cognitive".
LA DUE GIORNI ROMANA. "I temi trattati riguarderanno un'introduzione sui principi teorici a cui la valutazione di un gioco simbolico si è sempre ispirata: la definizione di gioco; una rassegna di teorici classici dello sviluppo; i problemi tra clinica e ricerca; le problematiche a livello empirico; le ricadute del gioco con le altre variabili dello sviluppo; illustrazione del modello di Sandra Russ nelle due versioni per i bambini dai 6 ai 10 e dai 4 ai 5 anni; illustrazione del materiale di somministrazione; presentazione di protocolli ed esercizi in vivo; presentazione dei dati; casi clinici; infine, l'applicazione della scala in diversi contesti: ricerca, sedute di terapia e analisi della terapia secondo questi aspetti".
(Wel/ Dire)