SANITA. ISS: In Italia si vive piu' a lungo, ma con difficolta'
Rapporto passi: 16% disabili, 60% in difficolta' economiche
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 2 ott. - L'Italia si conferma il Paese in cui si vive piu' a lungo in Europa, ma gli anziani, nonostante si allunghi l'aspettativa di vita, sono sempre piu' in difficolta'. È quanto emerge dal rapporto sugli ultra 64enni italiani, presentato a Roma dalla rete di sorveglianza PASSI d'Argento, promossa dal ministero della Salute e coordinata dall'Istituto Superiore di Sanita' - CNESPS.
I risultati si riferiscono ad un campione di circa 24.000 ultra64enni in 18 regioni italiane e la PA di Trento, intervistati a casa propria (al telefono o di persona). Circa il 60% degli intervistati dichiara di avere difficolta' economiche, il 20% vive da solo, il 51% riceve aiuto nelle attivita' principali della vita quotidiana. Il 9% della popolazione intervistata fuma e circa il 19% ha un consumo di alcool considerabile a rischio. Il 38% dichiara di non essere stato vaccinato contro l'influenza nell'ultima stagione.
SALUTE: Gli intervistati denunciano diversi problemi, difficolta' che li condizionano in due o piu' attivita' quotidiane. In media le persone che hanno problemi, ad esempio, ad usare il telefono, prendere le medicine, fare compere, cucinare o riscaldare i pasti, prendersi cura della casa e altro, sono il 37% con un gradiente dal 27% per le regioni del Nord Italia, all 34% al Centro e al 49% nel Sud e Isole. Le persone con disabilita', quindi ad esempio non in grado di muoversi da una stanza all'altra, lavarsi, vestirsi, mangiare, essere continenti, sono in media il 16% con un gradiente Nord-Sud dal 12% al 22%. Una proporzione di circa il 14% non vede bene, una quota del 18% ha problemi di udito e un 15% di masticazione. Il 60% degli intervistati dichiara di essere iperteso. Il 64% soffre di almeno una malattia cronico-degenerativa (33% malattie cardiovascolari, 13% tumori, 20% diabete, 25% malattie respiratorie croniche) di queste patologie e ben il 13% di 3 o piu' anche queste con forti differenze fra regioni (ancora con un gradiente geografico dal 10% per le regioni del Nord Italia, al 13% al Centro e al Sud e Isole del 17%) ma prima di tutto per eta', dove la fascia degli ultra64enni piu' giovani (65-74 anni) rispetto agli altri (75 e piu' anni) mostra delle prevalenze molto differenti (9% vs 17%). STILI DI VITA: I due gruppi di eta' sono differenti anche per frequenza di sintomi di depressione, inoltre le donne li riportano piu' frequentemente rispetto agli uomini (26% vs 14%). La depressione si associa al rischio di isolamento sociale e alla mancanza di attivita' fisica. La mancanza di attivita' fisica e' tanto diffusa e grave quanto modificabile. Utilizzando un metodo appositamente messo a punto da oltre 20 anni per gli ultra64enni, PASSI d'Argento rileva nel nostro Paese una situazione estremamente varia con un valore di attivita' fisica massimo in Valle d'Aosta e un minimo in Campania. Nella popolazione considerata e' noto che l'attivita' motoria e' correlata direttamente alle condizioni complessive di salute, in particolare allo sviluppo di osteoporosi e al rischio di cadere. Le cadute nei 30 giorni prima dell'intervista sono state riferite dall'11% delle persone , ma si verificano in circa 1 persona su 4 del gruppo di ultra64enni con disabilita' a rischio di conseguenze catastrofiche facilmente immaginabili per la qualita' di vita delle persone coinvolte. Rispetto alla rilevazione precedente la frequenza delle cadute non si e' ridotta ne' d'altro canto e' aumentato l'applicazione domestica delle misure di prevenzione delle cadute (maniglioni, tappeti anti-scivolo e altri) la cui presenza si rileva in misura insufficiente nelle abitazioni.
PREVENZIONE: Molte delle condizioni di rischio per la popolazione "anziana" si possono contrastare con adeguate attivita' di prevenzione o di cura, prevenendo opportunamente alcuni fattori di rischio e favorendo l'invecchiamento attivo. Il 75% degli intervistati dichiara facilita' di accesso al medico di medicina generale, mentre tale proporzione diminuisce se riferita ai servizi della propria ASL (66%).
IN EUROPA: Una recente classifica mondiale sul carico di malattie (global burden of diseases, pubblicato su Lancet) nei diversi Paesi, infatti, ha collocato l'Italia al secondo posto per attesa di vita, dopo il Giappone, ma al primo in Europa. Rispetto alla stessa valutazione fatta venti anni prima, l'Italia ha scalato positivamente la classifica (eravamo terzi) a fronte di una spesa sanitaria relativamente contenuta, mentre altri importanti Paesi hanno perso terreno anche con costi maggiori. Gli italiani possono aspettarsi di vivere a lungo, ma e' importante che gli anni guadagnati siano nel migliore stato di salute possibile. A livello europeo e' stato sviluppato un indicatore per misurare il grado di invecchiamento attivo ed in buona salute della popolazione oltre i 64 anni di eta' e secondo tale indicatore, nel 2012, l'Italia si classifica solo quindicesima (su 27).
L'obiettivo della strategia intersettoriale europea Active and Healthy Ageing e' di ridurre di almeno 2 anni la disabilita' che accompagna gli ultimi 10-15 anni di vita dei nostri anziani entro il 2020. Per quanto sia scontato che l'invecchiamento attivo sia frutto di scelte fatte in tutte le fasi della vita, in Italia esistono ampi margini di miglioramento anche oltre i 64 anni per far si' che gli anni di vita guadagnati siano anche in buona salute.
(Wel/ Dire)
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