(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 mag. - Le cure oncologiche sono il regno della mobilita' sanitaria e delle risorse 'a tempo'. E' quanto emerge dal Rapporto 2012 dell'Osservatorio civico di Cittadinanzattiva.
Il primo dato allarmante e' il peggioramento registrato in molte regioni nei programmi di adesione allo screening per il cancro alla mammella, alla cervice uterina e al colon retto. Nel 2010 solo Emilia Romagna, Piemonte, Umbria hanno mantenuto una buona copertura di adesione; Lombardia, Abruzzo, Molise e Basilicata hanno registrato trend al ribasso; le altre sono rimaste su livelli troppo bassi. Le segnalazioni al Tdm da parte di cittadini con tumore hanno mostrato, nel corso del 2012, difficolta' di accesso alle prestazioni sanitarie maggiori nelle aree del Sud e soprattutto per le lunghe liste di attesa: dicono di aver avuto difficolta' di accesso alle cure oncologiche il 74% dei meridionali, rispetto al 33% degli abitanti del Centro e al 22% del Nord.
In ambito oncologico e' molto sviluppato il fenomeno della 'migrazione sanitaria': per prestazioni ospedaliere si fugge prevalentemente da Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Provincia autonoma di Trento e Valle d'Aosta; per la chemioterapia, e' soprattutto il Veneto la regione da cui si fugge di piu', mentre un indice di attrazione molto forte lo registra il Friuli Venezia Giulia. Anche l'accesso ad alcuni farmaci di ultima generazione per la cura dei tumori mostra diverse realta' all'interno del Paese: su 18 specialita' farmaceutiche prese in esame, il Molise non ne eroga 7, la Valle d'Aosta 5, la Basilicata 4. Inoltre, regioni come Emilia Romagna, Molise, Umbria e Veneto pongono limitazione aggiuntive rispetto a quanto previsto dall'Aifa per l'uso di tali farmaci, ed ancora alcune, Puglia, Emilia Romagna, Umbria e Veneto ne consentono l'accesso solo dietro richiesta motivata da parte del medico prescrittore. Piuttosto diffusa, inoltre, la sensazione fra i cittadini che l'accesso ad un farmaco costoso sia piu' facile ad inizio anno, che non alla fine quando le Asl per problemi di budget sembrano porre piu' limiti: il 29,5% dei pazienti, secondo una recente ricerca Censis-Favo, segnala questo aspetto.
(Wel/ Dire)