NE PARLANO IDO E ASL RMA ALLA IWEBTV DI 'L'EMOZIONE NON HA VOCE'
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 10 lug. - Per la diagnosi precoce nell'autismo infantile il primo riferimento deve essere il pediatra, il vero referente capace di alleviare le ansie ingiustificate delle famiglie oppure allertarle qualora non avessero colto eventuali segnali da parte del bambino. Cosi' Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), e Patrizia Operamolla, responsabile di branca della pediatria della Asl RMA, e di sei asili nido del terzo Municipio della Capitale, in occasione della seconda puntata dell'iWebTv dell'associazione di genitori di ragazzi autistici 'L'Emozione non ha voce Onlus', dedicata all'importanza della diagnosi precoce nell'autismo infantile (video su www.lemozionenonhavoce.org).
"Il vero problema nell'autismo e' appunto l'intervento- prosegue Castelbianco- che deve essere preceduto da due elementi fondamentali: una diagnosi precoce e una prognosi corretta". Quest'ultimo punto e' di particolare importanza, secondo lo psicoterapeuta, poiche' sull'incidenza della sindrome "si legge ormai che coinvolgerebbe circa 1 bambino su 50. Ma non e' cosi- precisa il direttore dell'IdO- questo capita perche' nel disturbo vengono inseriti tanti soggetti che non dovrebbero rientrarvi".
L'Istituto di Ortofonologia e' partner scientifico della Onlus, essendo un centro di diagnosi e terapia dell'eta' evolutiva operativo da oltre 40 anni. In particolare, sull'autismo ha attivato nel 2004 il 'Progetto Tartaruga' che prevede un approccio terapeutico intensivo, integrato e psicodinamico volto a coinvolgere il bambino, la famiglia e la scuola. "Lo abbiamo chiamato 'progetto Tartaruga' proprio per sottolineare che nell'autismo non c'e' la possibilita' di avere dei risultati in pochi mesi- aggiunge Castelbianco- ma prima ci si muove e meglio e'. Una diagnosi precoce permette di trattare il disturbo meglio e con terapie mirate".
Per favorire quindi una "maggior attenzione da parte dei pediatri e dei docenti- precisa lo psicoterapeuta- abbiamo organizzato dei corsi di formazione. Preferiamo un allarme in piu' che non il perder tempo". In questo contesto il pediatra diventa "un filtro- sottolinea Operamolla- molte volte i genitori arrivano con tanti sospetti e paure, carichi di ansia nel timore che il loro bambino possa essere affetto dalla sindrome. Altre volte invece non si accorgono nemmeno dei segnali che il bambino manda loro. È quindi molto importante che i pediatri siano in grado di alleviare le loro ansie immotivate oppure di metterli in allerta davanti a segnali di rischio". Pero', per rispondere alla loro missione, "questi dottori devono essere preparati sugli strumenti che la medicina e la neuropsichiatria infantile mette a loro disposizione". Il pediatra puo' infatti disporre di test "semplici per dirimere le situazioni di dubbio e capire se il bambino debba essere inviato o meno ad una consulenza neuropsichiatrica approfondita".
Anche i docenti/educatori devono essere formati, perche' gli asili nido "rappresentano un osservatorio privilegiato. Un contesto adatto alla fascia di eta' dei bambini piu' piccoli- aggiunge Operamolla- dove possono sentirsi a loro agio ed esprimersi liberamente, cosa che non accade quando vengono portati dal pediatra per un malessere". L'IdO ha infatti lavorato negli asili nido del terzo municipio aiutando gli operatori a riconoscere e a comprendere i segnali di rischio manifestati dai piccoli, da comunicare poi al pediatra. "Un semplice passaggio di informazioni che aiuta tutti gli operatori ad avere un occhio piu' attento ma non allarmista- afferma Castelbianco- perche' il docente non deve formulare una diagnosi ma segnalare un ipotetico problema al pediatra".
Grazie ad una maggiore accortezza da parte degli operatori, "che rappresenta un grande beneficio sociale, si stanno facendo dei passi in avanti in termini di diagnosi precoce- sottolinea Castelbianco- fino a 7 anni fa i bambini arrivavano al nostro centro dai 3 ai 5 anni, oggi arrivano anche a 2 anni e mezzo".
In conclusione, il direttore dell'IdO ha invitato tutti i genitori "ad andare dal pediatra e a non informarsi solo su internet. I problemi vanno affrontati nella realta', confrontandoci e parlando con quegli specialisti capaci di indirizzarci adeguatamente. Internet e' solo un mezzo di informazione, non uno strumento diagnostico".
(Wel/ Dire)