(DIRE Notiziario sanita') Roma, 16 gen. - La dislessia? Occorre "de-sanitarizzarla". A sostenerlo sono l'Unione Italiana Pedagogisti (Uniped) e il Centro Italiano Dislessia (Cid). In un comunicato congiunto fanno il punto sulla situazione italiana. La letteratura, i pronunciamenti e le esperienze cliniche affermano univocamente che la dislessia non comporta ritardo mentale, disturbi percettivi, disturbi psicologici e, complessivamente, non costituisce una patologia. Malgrado cio', "si e' determinata in Italia una radicale collocazione del problema in ambito sanitario, sulla scorta di norme nazionali e regionali insistenti nel rendere obbligatoria una diagnosi di mano neurposichiatrica o psicologica per condizioni quasi sempre del tutto estranee a patologie o disturbi di natura psichica".
Questo significa che il "fenomeno e' stato radicalmente patologizzato e portato in ambito sanitario caricandolo di significati che non possiede ed attivando un percorso di certificazione, o schedatura, di dubbia liceita'", scrivono. La strada da imboccare, sostengono Uniped e Cid, e' quella di "ripensare per intero il sistema, dal piano teorico alle indicazioni procedurali alle normative, per garantire una migliore "presa" rispetto al problema della Sindrome Dislessica e per restituire alle competenze pedagogiche e didattiche la pertinenza sulle pratiche diagnostiche, valutative ed educative". (Wel/ Dire)