INIZIATIVA IL 19 GENNAIO PRESSO L'ISTITUTO SCOLASTICO REGINA ELENA.
(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 16 gen. - Parte dalle scuole di tutta Italia un movimento culturale per ridare alla pedagogia il ruolo che le spetta nell'affrontare i Disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa), privilegiando l'ottica didattica a quella sanitaria. Per riaccendere, quindi, una riflessione a tutto tondo sul tema delle 'Dislessie. Il ruolo della scuola nella complessita' degli apprendimenti', l'Istituto comprensivo Regina Elena di Roma promuove nuovamente il XV convegno nazionale dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) il 19 gennaio dalle ore 9 alle 18 presso la sua sede in Via Puglie 4.
La dislessia, cosi' come viene descritta, e' un disturbo dalle molteplici forme essendo tante le cause che possono determinarlo. Sono etichettati come dislessici, infatti, "bambini con problematiche differenti che vanno ad esempio dai disturbi del linguaggio al disordine visuo-spaziale e alla disorganizzazione generale. Oltre le diverse matrici- ha spiegato Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'IdO- vi sono anche le cause psicologiche che affondano le loro radici nell'adozione, lo stress, traumi o difficolta' emotive che comportano poi un aumento di quelle di apprendimento". Per delineare, quindi, le sfide che la scuola italiana si trova a dover affrontare oggi, si confronteranno al convegno i docenti provenienti dalle Universita' di Padova, Macerata e Basilicata insieme ai rappresentanti del mondo della scuola, della psicoterapia e delle associazioni italiane di pedagogisti. Il metodo dell'insegnamento "ha subito negli ultimi trent'anni un forte cambiamento, non considerando piu' le capacita' raggiunte dai bambini nella comprensione del testo, ma privilegiando un'ottica temporale per l'apprendimento della letto-scrittura, che focalizza la sua attenzione su quanti errori fanno e in quanto tempo. Infatti- ha precisato lo psicoterapeuta- se nel 1980 occorrevano due anni, prima e seconda elementare, per imparare a leggere e a scrivere, adesso lo si fa in 3 mesi".
Ma l'apprendimento "e' un atto complesso e bisogna capire quando il bambino e' pronto, poiche' nel passaggio dalla scuola materna a quella elementare c'e' una forte aspettativa sociale. Un'attesa e una spinta che grava anche sulle insegnanti, che a loro volta devono apparire come produttive e immediate, piuttosto che rimarcare l'importanza del tempo nel processo didattico". Di fatto, il numero dei dislessici e' "aumentato a dismisura- ha precisato Castelbianco- in quanto diagnosticare come dislessici i bambini che impiegano piu' tempo o commettono piu' errori porta a dilatare ed estendere l'etichetta di dislessia. Ad esempio, essendo aumenti gli anticipatari, i bambini che vanno in prima elementare a 5 anni, e' aumentata tra di loro la percentuale di minori che incappa in questo criterio valutativo che li indica come dislessici. Si tratta, invece, di soggetti che hanno maggiore difficolta' scolastiche non per un problema intellettivo ma perche' non sono maturi, dal momento che la richiesta di prestazioni avviene in un momento inadeguato alla loro eta' e alle loro esperienze. La forza della pedagogia e la sua responsabilita'- ha concluso il direttore dell'IdO- consisteranno anche nell'evitare le anticipazioni inadeguate".
(Wel/ Dire)