(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 feb. - Al Nord il 45% dei tumori della mammella e' diagnosticato a uno stadio precoce mentre al Sud le percentuali scendono, arrivando al 26% di Napoli e Ragusa, dove sono frequenti i casi che presentano gia' metastasi al momento della diagnosi, pari rispettivamente a 9,6% e 8,1%. Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a cinque anni relativamente contenuta (89% al Nord a fronte dell'85% al Sud), la scoperta di un tumore allo stato iniziale e' un fattore di grande importanza per la paziente perche' consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie piu' semplici, garantendo una migliore qualita' di vita e un minore costo sociale. Per esempio, la probabilita' che una donna colpita da tumore al seno residente a Napoli o Sassari sia trattata con un intervento di chirurgia demolitiva e' del 30-40% superiore alla media italiana complessiva.
Questi sono alcuni dei dati che emergono, in merito a quattro tra le piu' importanti forme tumorali (mammella, polmone, colon-retto e melanoma), dallo studio Eurocare 5 alta risoluzione - Italia, che l'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha pubblicato sul numero di dicembre della rivista internazionale Cancer Epidemiology, analizzando dati sulla sopravvivenza e l'adesione a linee guida internazionali per la diagnosi e terapia, in diverse aree del territorio italiano. Le differenze locali circa la sopravvivenza riflettono, infatti, il diverso utilizzo da parte delle strutture sanitarie degli strumenti diagnostici piu' avanzati e delle terapie piu' efficaci. Per determinare il livello qualitativo delle cure, lo studio ha individuato per ogni tumore strumenti di diagnosi e trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali dell'European Society for Medical Oncology e ha verificato se a livello locale questi standard erano rispettati.
Sono stati analizzati i dati raccolti da 14 Registri tumore italiani: Biella, Ferrara, Modena, Romagna, Reggio Emilia, Firenze, Umbria, Latina, Napoli, Palermo, Ragusa, Sassari e Trapani. Sottolinea Milena Sant, responsabile della Struttura complessa di 'Studi descrittivi e programmazione sanitaria' dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e coordinatrice dello studio: "L'adesione a standard diagnostico-terapeutici internazionali e' in generale soddisfacente al Centro-Nord e meno diffusa al Sud. Le ragioni sono molte e diverse: per il tumore della mammella, per esempio, l'insufficiente applicazione di linee guida nelle aree di Sassari e Napoli e' attribuibile sia alla inadeguata disponibilita' di strutture radioterapiche che anche alla frammentazione di strutture sanitarie che trattano i pazienti oncologici".
Osserva Marco Pierotti, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: "Lo studio suggerisce che le disuguaglianze nella sopravvivenza dei pazienti oncologici, tuttora presenti in Italia, siano in larga parte motivate da disuguaglianze nella disponibilita' di risorse e strutture sanitarie per il trattamento di pazienti oncologici, dalla disomogenea presenza dei programmi di screening e da una scarsa diffusione delle linee guida per diagnosi e trattamento. Queste disuguaglianze condizionano la migrazione dei pazienti del Sud verso le strutture sanitarie presenti nelle regioni del Centro-Nord, con conseguenti disagi e incremento della spesa sanitaria. Il potenziamento e l'adeguamento delle strutture sanitarie presenti nel sud del paese contribuirebbero quindi a migliorare la performance dell'intero sistema sanitario italiano".
TUMORE DEL SENO: Anche l'adesione ai trattamenti raccomandati mostra differenze tra le aree italiane prese in esame: l'utilizzo di radioterapia associato a chirurgia conservativa e' eseguito nel 52% delle pazienti a Modena ma solo nel 36-37% delle pazienti a Napoli e Sassari. Inoltre, la probabilita' che una donna colpita da tumore al seno residente a Napoli o Sassari sia trattata con modalita' conservative e' rispettivamente pari al 36,7% e 35,9%, cioe' del 30-40% inferiore alla media italiana complessiva (42,3%), a parita' di eta' e stadio alla diagnosi, ed e' significativamente inferiore nelle pazienti anziane rispetto a quelle piu' giovani (51% tra i 15 e i 54 anni a fronte del 17,2% oltre i 75 anni), anche se nella stessa area geografica e a parita' di stadio. L'utilizzo di trattamenti conservativi, inoltre, diminuisce significativamente con lo stato di avanzamento del tumore e dello stadio alla diagnosi: infatti, vi si ricorre nel 65,4% dei casi allo stadio I e solo nel 7,1% allo stadio IV.
TUMORE DEL COLON-RETTO: Per questa tipologia di tumore si registrano differenze geografiche analoghe a quelle riscontrate per il tumore della mammella: le percentuali delle diagnosi in stadio precoce del tumore sono piu' basse nei registri di Sassari e Napoli (rispettivamente 12% e 10%) dove si rilevano anche i valori piu' elevati di casi con metastasi alla diagnosi (rispettivamente 31,3% e 35,3%). Il numero di pazienti a cui sono diagnosticate metastasi e' minimo nelle aree di Modena (21,7%) e Biella (23,5%). Nei registri di Napoli e Ragusa, inoltre, si rilevano elevate percentuali di casi con stadio non noto (rispettivamente 8,5% e 14%). Sia per il tumore del colon sia per quello del retto, la migliore prognosi registrata nelle regioni del Centro-Nord (pari circa al 60%) rispetto a quelle del Sud (pari a circa il 50%) e' quindi da attribuire alla diagnosi in stadio precoce, a una maggiore adesione a standard diagnostico-terapeutici e a una maggiore presenza di programmi di screening organizzati.
TUMORE DEL POLMONE: L'utilizzo dell'intervento chirurgico curativo nei pazienti con tumore polmonare in stadio I, rispetto alla media italiana (73,7%) risulta significativamente piu' alta nel registro tumori della Romagna (90,9%) e piu' bassa in quello di Biella (56%). La prognosi di questo tumore e' purtroppo infausta nella maggior parte dei casi: complessivamente in Italia solo il 15% circa dei pazienti sono vivi dopo 5 anni dalla diagnosi. Tuttavia, la sopravvivenza dei pazienti diagnosticati in stadio precoce, che quindi possono beneficiare di un intervento chirurgico, risulta notevolmente migliore della media: 50% circa dopo 3 anni dalla diagnosi.
MELANOMA: Infine, per il melanoma cutaneo, il 60,1% dei pazienti con tumore di spessore inferiore o uguale a 1 mm esegue l'esame del linfonodo sentinella, con valori piu' alti a Reggio Emilia (76,3%) e piu' bassi a Ragusa (34,2%). L'esecuzione di questa indagine non influenza direttamente la prognosi, ma consente - in caso di negativita' dell'esame - di risparmiare interventi demolitivi, con conseguente miglioramento della qualita' di vita.
IL PROGETTO EUROCARE: Lo studio Eurocare 5 alta risoluzione - Italia nasce da un'analisi dei dati locali dei differenti registri tumore italiani raccolti all'interno del progetto European cancer registry-based study on survival and care of cancer patients (Eurocare), una ricerca coordinata dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dall'Istituto Superiore di Sanita', che dal 1989 raccoglie i dati della sopravvivenza della popolazione europea per tutte le neoplasie maligne, e che nella sua ultima edizione ha analizzato oltre 21 milioni di casi in 29 paesi dell'Unione.
(Wel/ Dire)