(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 dic. - La necessita' di cambiare 'il punto di vista, uscendo da una visione troppo 'pendolare' rispetto al sistema di protezione della salute' per 'non correre il rischio di continuare a porre l'attenzione prevalente su una ospedalita' 'finanziaria', quella cioe' fatta di flussi di risorse, di (pur necessario) miglioramento dei livelli di efficienza e di una spinta a ridurre la spesa'. È da qui che parte l'11esimo Rapporto Annuale 'Ospedali&Salute/2013' promosso dall'Aiop, l'Associazione Italiana Ospedalita' Privata, realizzato dalla societa' Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema di Roma (sotto la direzione di Nadio Delai) e presentato presso il Cnel a Roma.
L'esigenza di mettere al centro il paziente nei fatti e' uno dei punti principali del Rapporto, all'interno del quale, per questo, si da spazio alle dinamiche che 'interessano il paziente e la famiglia, tenendo conto sia dei dati oggettivi sia di quelli soggettivi (approfonditi anche con una apposita indagine su 2.000 care-giver)'. Sono 3 le parole-chiave che, secondo il rapporto, descrivono l'attuale situazione: stretta, rimbalzo, erosione.
L'intervento prolungato sulla spesa pubblica per la salute ha portato e sta portando ad una stretta progressiva sul fronte dei pazienti, che assume aspetti molteplici, come ad esempio: - la lievitazione dei ticket sanitari, pagati a fronte di visite e di prestazioni specialistiche presso gli ospedali pubblici: essi hanno raggiunto la cifra di 1.465,4 milioni di euro nel 2012, con un incremento pari al 22,1% rispetto al 2009; - l'aumento dei ticket nel campo dei farmaci comprensivo dello spread tra generici e branded che nel periodo 2009-2012 sono aumentati del 63,3%, raggiungendo la cifra di 1.406 milioni di euro; - l'incremento del 51,4% in un solo anno (tra il 2011 e il 2012) del ricorso a pagamento alle prestazioni intramoenia, valutate attraverso i ricavi dichiarati da parte degli ospedali pubblici; - la lievitazione delle addizionali Irpef regionali che, tra il 2009 e il 2012, sono via via cresciute, con punte del 123, del 136, del 145 sino a 177, con un evidente peggioramento piu' pronunciato per i cittadini residenti nelle Regioni sottoposte a Piani di Rientro.
Ma vicino all'appesantimento dal lato della spesa sostenuta dai pazienti e dalle loro famiglie esiste l'appesantimento soggettivo e cioe' quello della percezione del sovraccarico dell'assistenza che l'indagine sui care-giver ha illustrato, qualora si tenga conto del doppio onere, derivante dall'assistenza prestata alla famiglia ristretta e parallelamente alla famiglia allargata, e si considerino i comportamenti di rimando o di rinuncia vera e propria rispetto alle prestazioni sanitarie e socioassistenziali. A tale ultimo proposito si tenga conto che: - il 22,6% dei care-giver intervistati ha rimandato o ha rinunciato a cure dentarie per i membri della propria famiglia ristretta o allargata (5,5 milioni di famiglie coinvolte); - il 19,5% ha dovuto a sua volta rimandare o rinunciare a visite specialistiche (4,7 milioni di famiglie); - l'11,7% ha dovuto rimandare o rinunciare ad effettuare analisi di laboratorio (2,9 milioni di famiglie).
E a questo si aggiunga che all'incirca il 50% degli stessi care-giver riconosce come si sia ridotta negli ultimi dodici mesi la copertura pubblica dei servizi sanitari e socioassistenziali oppure si sia dovuti ricorrere ad altri servizi a pagamento come per l'appunto le prestazioni intramoenia negli ospedali pubblici, oppure le prestazioni presso strutture private (tra il 9,1% e l'11,4% degli intervistati), con un evidente peggioramento nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese.
A proposito dell'attuale sistema misto pubblico/privato, nel rapporto si evidenzia la componente ospedaliera privata accreditata, la quale 'fornisce piu' di un quarto delle giornate di degenza complessive di tutto il sistema ospedaliero italiano, assorbendo un settimo delle risorse complessive'.
Due sono gli elementi di disagio che vengono illustrati nel Rapporto 2013. Il primo riguarda una situazione di sostanziale 'sottotariffazione' delle prestazioni fornite dalle strutture private accreditate. L'entita' del fenomeno e' stata stimata - attraverso una simulazione appositamente predisposta - tra il 15% e il 20% qualora si operi un confronto alla pari con quanto ricevono le Aziende Ospedaliere pubbliche.
Senza contare le altre limitazioni che concorrono alla stretta, legate all'applicazione di "tetti", di regressioni tariffarie o di ritardo nei pagamenti da parte dei Sistemi Sanitari Regionali. Il secondo elemento di disagio riguarda le 'inadeguate modalita' di rendicontazione degli ospedali pubblici che rendono ancora oggi impossibile effettuare confronti e misurazione dei risultati all'interno di tali strutture e tra queste ultime e le strutture private accreditate'.
Nel Rapporto si parla anche dell'opportunita' di recuperare una visione patrimoniale "allargata" del sistema ospedaliero.
Cambiare il punto di vista significa anche prendere effettivamente atto di cio' che rappresenta a tutti gli effetti l'accumulazione che si e' generata nel corso degli anni e che ha prodotto non solo un'estensione quantitativa dell'offerta, ma anche un miglioramento qualitativo delle prestazioni, pur senza tacere delle inefficienze di sistema. Tale patrimonio va considerato nella sua forma allargata, andando al di la' di una sua formulazione di tipo puramente finanziario, costituito contemporaneamente: - dai 211 mila posti letto (70% pubblici e 30% privati accreditati nel loro complesso), che fanno capo a 1.125 strutture ospedaliere e che producono complessivamente 67,9 milioni di giornate di degenza; - da una spesa ospedaliera pubblica pari a 61,6 miliardi di euro, di cui il 14,4% fa capo alle strutture private accreditate nel loro complesso, le quali pero' generano il 27,3% delle giornate di degenza; - da un quadro di spesa sanitaria che risulta essere oggi la piu' bassa (7,0%), pur tenendo conto di un Pil nazionale in contrazione, rispetto alla media dei Paesi Ocse (7,8%) e dei Paesi del G7 (8,0%), oltre che risultare in progressiva contrazione negli ultimi anni; - da una complessita' crescente delle prestazioni fornite da entrambe le componenti, quella pubblica e quella privata accreditata, con punte di eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale (e peraltro con livelli di complessita' che risultano non di rado piu' elevati proprio per quanto riguarda la componente privata accreditata); Ancora il rapporto a proposito del patrimonio, costituito ancora dalla: - dalla presenza di quasi 650 mila addetti (il 16,6% e' costituito da medici, il 40,9% da personale infermieristico e un ulteriore 42,5% da altro personale) che forniscono le loro prestazioni professionali per "servire" il flusso annuale degli utenti sopra menzionato; - da un flusso di 14 milioni di pazienti che ogni anno entrano in una struttura ospedaliera (a cui si aggiungono familiari e accompagnatori) per effettuare visite, diagnosi, processi di cura, interventi chirurgici, prestazioni di Pronto Soccorso e cosi' via; - dalla presenza di un sistema misto di diritto (perche' previsto gia' dal lontano D.Lgs 502/1992) e di fatto, stante la ripartizione sopra ricordata delle giornate di degenza, ma anche considerato le valutazioni proprio degli utilizzatori effettivi delle strutture ospedaliere che per piu' dell'80% dichiarano di essere "molto e/o abbastanza soddisfatti" delle prestazioni ricevute (percentuale peraltro che sale a piu' del 90% nel caso delle strutture private accreditate), mentre una proporzione analoga di cittadini dichiara di apprezzare esplicitamente il sistema misto di cui disponiamo, visto che "ormai l'ospedale privato accreditato fa parte del sistema ospedaliero complessivo e quando ci si deve ricoverare non si considera se la struttura e' pubblica o privata, bensi' si tiene conto di altri fattori come la presenza della specializzazione che serve, la qualita' delle prestazioni fornite, la vicinanza a casa, ecc.".
In conclusione dunque si puo' affermare di essere davanti a un vero e proprio patrimonio "allargato", costituito dalla parte strutturale e da quella dei servizi e dei professionisti che operano nel sistema ospedaliero complessivo. Anche per le ragioni suddette si corre il rischio di non valutare adeguatamente tale patrimonio qualora si restringa la visione all'ospedalita' "finanziaria", dimenticando il valore e la portata di quella "reale". Per questo serve lavorare al miglioramento del sistema suddetto, trovando il modo di cambiare la prospettiva e adottando una reinterpretazione piu' ampia di medio periodo senza limitarsi a fronteggiare le singole Leggi di Stabilita' o i nuovi cicli di spending review.
(Wel/ Dire)