(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 apr. - L'obesita' e il diabete stanno aumentando rapidamente in tutto il mondo, come una sorta di epidemia: piu' aumenta l'una, piu' si diffonde l'altro. "Diabete e obesita' sono problemi di salute pubblica a forte impatto sociale solo in apparenza distanti. Non solo perche' sono uniti da un marker metabolico comune, che e' l'insulinoresistenza, ma anche per la condivisione della necessita' di prevenire, razionalizzare ed ottimizzare il trattamento dei pazienti, e contenere i costi della malattia". Cosi' dichiara Giuseppe Fatati, presidente della Fondazione Adi, in occasione di Nutrition and metabolism (Nu.Me) - 5° International mediterranean meeting -, l'incontro in programma a Terni, che riunisce esperti nazionali e internazionali per discutere sulle piu' attuali tematiche riguardanti la nutrizione e il metabolismo.
In Italia, il diabete interessa circa il 4,9% della popolazione: 3 milioni di italiani sono diabetici e almeno 1 milione lo e' senza saperlo. Ed e' responsabile di circa il 9% della spesa sanitaria, pari a oltre 9 miliardi di euro l'anno.
Secondo le stime dell'International diabetes federation (Idf), se in Europa nel 2011 erano affetti da diabete (tipo 1 e 2) 35 milioni di adulti, le proiezioni per il 2030 indicano 43 milioni. A livello mondiale, secondo alcune previsioni, il numero dei diabetici nel mondo salira' a oltre 380 milioni nel 2025 con un incremento triplo in Africa, Medio Oriente, Sud Est Asiatico, doppio in America e Ovest Pacifico, del 50% in Europa se non cambiera' nulla in termini di prevenzione.
Il presidente della Fondazione Adi spiega che "mentre per il diabete di tipo 1 (insulino-dipendente, caratterizzato dall'esordio durante l'infanzia o l'adolescenza e dalla totale o quasi totale carenza di insulina, che richiede fin dall'inizio una terapia insulinica sostituiva) bisogna intensificare la ricerca per una cura, nel diabete di tipo 2 (diabete mellito non insulino-dipendente, laddove l'insulina e' prodotta in modo incostante), che riguarda oltre il 90% della popolazione diabetica, e' fondamentale programmare interventi per la prevenzione primaria. Nonostante quest'ultimo abbia molti fattori di rischio - quali eta', etnicita', fattori genetici, ipertensione, dislipidemia e obesita' - l'obesita' e' stata identificata come il fattore con la piu' forte associazione a questo tipo di diabete".
Se e' vero che alcuni di essi non sono modificabili, tuttavia, e' possibile correggerne altri, quali il peso, l'alimentazione non corretta e la mancanza di attivita' fisica. Anche perche' l'eta' d'insorgenza del diabete tipo 2 si sta riducendo, con un piu' precoce riscontro nei giovani e negli adolescenti con problemi di sovrappeso od obesita' e che hanno scorretti stili di vita (sedentarieta'). Gli ultimi dati di 'Okkio alla salute' - sistema di sorveglianza sulle abitudini alimentari e sull'attivita' fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) - confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale: il 22,2% dei bambini e' risultato in sovrappeso e il 10,6% in condizioni di obesita', con percentuali piu' alte nelle regioni del centro e del sud.
(DIRE) Roma, 18 apr. - Una volta in presenza di diabete di tipo 1 o di tipo 2, occorre fin dall'inizio attuare la cosiddetta prevenzione secondaria mirata a rallentare o a evitare lo sviluppo delle complicazioni tardive. Un ruolo fondamentale in tal senso e' svolto dal mantenimento di soddisfacenti valori di glicemia e soprattutto da buoni livelli di emoglobina glicata (HbA1c). "Nei soggetti diabetici, l'iperglicemia causata dall'insufficiente produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas determina una condizione di stress ossidativo che- spiega Fatati -genera una serie di effetti tessutali, che a loro volta rappresentano i fattori causali delle complicanze responsabili della morbilita' e della mortalita' associate.
Riduzioni anche minime dell'emoglobina glicata (HBA1c) permettono di ottenere una riduzione notevole delle complicanze".
L'intervento deve essere il piu' precoce possibile ('the earlier, the better') per evitare che la cattiva 'memoria metabolica', derivante da un prolungato scarso controllo della glicemia, aumenti il rischio di complicanze macrovascolari con tutti gli esiti che ne conseguono. Peraltro il dosaggio dell'HbA1c e' un semplice test di laboratorio che consente di valutare se il diabete si mantiene sotto controllo nel tempo. "Il test dell'emoglobina glicata- conclude Fatati -permette infatti di determinare la qualita' media del controllo della glicemia nei 4 mesi precedenti al test e, in tal modo, di valutare l'efficacia di una terapia in atto. La maggior parte dei report nazionali e internazionali evidenzia purtroppo che la terapia del diabete tipo 2 non e' ne' precoce ne' intensiva, denotando una inerzia terapeutica inaccettabile. Eppure negli ultimi anni la disponibilita' degli inibitori del DPP IV e degli analoghi del GLP-1 hanno apprestato nuove risorse terapeutiche". Tra i temi affrontati in questi giorni nell'incontro di Terni ci sono, inoltre, quelli legati alla variabilita' glicemica e all'assetto entero ormonale in pazienti con diabete tipo 2 sottoposti a 'sleeve gastrectomy', argomento gia' oggetto del Premio Flaminio Fidanza che ogni anno viene assegnato a giovani ricercatori in occasione del meeting internazionale.
(Wel/ Dire)