(DIRE - Notiziario salute) Roma, 27 set. - La scabbia e' una malattia infettiva molto fastidiosa, e non e' una novita' se viene diagnosticata in un dormitorio. E' quello che e' successo agli ospiti del dormitorio di Via Capo di Lucca, a Bologna, i quali nella scorsa settimana, quando entravano alla sera, hanno dovuto consegnare gli abiti e farsi la doccia. Ma non per tutti e' andata cosi'. Pur essendo sotto trattamento antiscabbia da piu' di 24 ore Carlo, cosi' come e' stato ribattezzato l'uomo di 59 anni ospite della struttura di via Capo di Lucca da qualche mese, nei giorni scorsi ha denunciato ai microfoni di Radio Citta' del Capo di essere stato escluso dalla mensa della Fraternita' della Caritas in via Santa Caterina. "Entro dentro- dice Carlo- e parlo con il responsabile che mi dice che non posso entrare perche' devo presentare un certificato". Carlo, nel frattempo, indirizzato dal medico si era gia' recato all'Ospedale Sant'Orsola per iniziare la terapia, che comprende una crema e delle compresse.
Qui pero' iniziano i problemi, almeno per entrare in mensa.
Carlo infatti non si spiega come sia possibile che la Sala Borsa gli abbia concesso di entrare regolarmente mentre la mensa della Fraternita' della Caritas si sia rifiutata di ospitarlo. Che i diritti di Carlo siano stati in qualche modo lesi lo dice un referto rilasciato dalla dottoressa Chiara Bodini. Nel referto si afferma che Carlo in questo momento puo' accedere senza vincoli ai luoghi pubblici, compresa la mensa. Si precisa inoltre che i vincoli per una persona in terapia antiscabbia decadono dopo 24 ore dall'inizio del trattamento, e che quindi Carlo doveva gia' essere riammesso. "La legge prevede che dopo 24 ore dall'inizio della terapia si possano frequentare tutti i luoghi pubblici- dice la dottoressa Antonietta D'Antuono, docente alla facolta' di Medicina dell'Universita' di Bologna, dermatologa e medico volontario dell'associazione Sokos- ma e' vero anche che non sempre queste disposizioni vengono ottemperate, spesso in virtu' di decisioni personali. Purtroppo c'e' molta confusione sul tema, perche' sebbene esistano decreti ministeriali precisi a riguardo, non ci sono ancora linee guida vere e proprie che indichino come agire".
"Non mi risulta sia andata esattamente cosi' - dice Paolo Mengoli, direttore della Caritas - tant'e' che abbiamo tra i nostri ospiti un signore in possesso di certificato dell'Ospedale che afferma che non e' piu' infettivo, al quale l'accesso e' stato regolarmente garantito. Certo che senza certificazione, per tutelare gli altri ospiti della mensa, possiamo concedere solo un pasto da asporto". Secondo Mengoli il problema e' l'igiene: "Noi abbiamo segnalato piu' di una volta nei nostri resoconti come l'aspetto igienico sia il primo gradino per la salute. Con questo non voglio accusare nessuno, ma c'e' bisogno che questo fatto sia agevolato, e non sempre avviene. Le docce costano, e' vero, ma costa molto di piu' una persona malata".
(Wel/ Dire)