(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 27 set. - "Punti nascita: sono le strutture in cui si effettuano piu' di 2500 parti per anno quelle ad offrire maggiori tutele e servizi, maggiore attenzione alla liberta' di scelta della puerpere e la possibilita' di effettuare il parto in analgesia. E dopo le dimissioni sono le uniche a garantire a pieno l'assistenza alle neomamme". E' quanto emerge dalla rilevazione civica "Percorso nascita, indagine civica sulle prestazioni sanitarie. Focus sugli screening neonatali", presentata oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, e condotta in 51 strutture italiane differenti per numero di parti annui, da quelle con meno di 500 all'anno a quelle con piu' di 2500. Un lavoro, spiega Cittadinanzattiva, "condotto grazie al sostegno non condizionato di Genzyme, societa' del Gruppo Sanofi".
I punti nascita piu' grandi, secondo lo studio, consentono la scelta del medico nel canale istituzionale come prima visita, cosa che non avviene nelle realta' piu' piccole, fino a mille parti per anno. Anche per quanto riguarda la Carta dei servizi dedicata al percorso nascita e la continuita' assistenziale, sono sempre le strutture con numero di parti annui superiore ai 2500 a primeggiare e a mostrare piu' attenzione a percorsi di sostegno a lungo termine. Grandi strutture avanti anche per quel che riguarda il parto in analgesia. "Se pur il parto in analgesia viene erogato nel 72% dei punti nascita - spiega lo studio -, solo le strutture con piu' di 2500 parti annui garantiscono il servizio di anestesia epidurale per il parto in tutte le 24 ore. Nelle strutture piu' piccole, fanalino di coda, questo servizio viene garantito nelle 24 ore solo in un caso su cinque".
Sul consenso informato, il dato generale e' positivo: l'86% delle strutture dichiara di avere moduli per la procedura, ma il rapporto sottolinea come ci sia una generale poca attenzione nei confronti delle migranti. Stessa cosa per quel che riguarda la mediazione sociale. "Nonostante nel nostro Paese il numero di bambini nati in Italia da genitori stranieri sia in costante aumento, solo i centri con un numero di parti superiore ai 2500 all'anno sono provvisti, in un caso su tre, di mediatore culturale". Stesso andamento per il "rooming in" e l'allattamento al seno. Per lo screening neonatale allargato, infine, ogni regione fa storia a se': Toscana, Liguria ed Emilia Romagna, per esempio, effettuano lo screening metabolico su tutti i nuovi nati; Abruzzo, Campania e Calabria non erogano questo specifico screening che, invece, nel Lazio ed in Sicilia viene eseguito solo in alcune aree territoriali.
"E' necessario un ulteriore sforzo per garantire un servizio qualitativamente migliore che offra piu' attenzione alla persona, specie in quei punti nascita che effettuano tra i 1000 ed i 2500 parti l'anno", ha dichiarato Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. "Maggiore impegno si richiede per queste strutture che dovranno accogliere un bacino di utenza sempre piu' ampio nel tempo quando, gradualmente, verranno chiusi e riconvertiti i punti nascita con numero di parti all'anno inferiori ai 1000, come contempla il Piano di Riordino sui punti nascita".
La riduzione dei punti nascita, pero', aggiunge Scaramuzza, "non deve diventare una ennesima politica dei tagli ma una nuova occasione di coinvolgimento dei cittadini in decisioni che li riguardano direttamente. E' urgente l'immediata approvazione della legge in discussione alla Camera che prevede, tra le altre cose: rimodulazione dei Lea delle prestazioni assistenziali in favore della gestante, della partoriente e del neonato; unitarieta' dell'assistenza durante gravidanza, parto e puerperio con integrazione tra consultori, ospedali e servizi territoriali; l'unificazione del Drg del parto cesareo e del parto vaginale, spontaneo o operativo; il diritto al segreto del parto alle donne che non intendono riconoscere i loro nati".
(Wel/ Dire)