(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 6 set. - Le stime piu' recenti parlano di circa un milione di italiani con disturbo bipolare, con un tasso di suicidio 21 volte piu' alto rispetto alla popolazione generale. Il suicidio e', infatti, la principale causa di morte nei pazienti con disturbo bipolare[1] e si stima che 1 paziente su 5 muoia a causa di tale gesto estremo. Inoltre, una diagnosi non corretta e una terapia errata aumentano di circa 4 volte il rischio suicidiario. È l'allarme lanciato dagli esperti nel ciclo di incontri "Appropriatezza terapeutica e rischio clinico in psichiatria", promosso da AstraZeneca in tutta Italia. Fondamentale tenere sotto controllo i "tre campanelli d'allarme" del rischio di suicidio e prendere in considerazione il "Fattore P" (P come Personalizzazione) nel determinare la terapia piu' adeguata per ogni paziente.
"Insonnia prolungata, forte agitazione interiore e cambi repentini di umore: sono i tre campanelli d'allarme che, in un'ottica di prevenibilita', possono indicare un reale rischio di suicidio nei pazienti bipolari", dichiara Maurizio Pompili, responsabile del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell'Ospedale S. Andrea di Roma. "Non va dimenticato che il 70% di questi pazienti riceve una prima diagnosi non corretta- frequentemente accade, infatti, che il paziente sia diagnosticato con depressione maggiore- e una terapia inappropriata puo' aumentare il rischio suicidiario di ben 4 volte. È dunque fondamentale prescrivere i farmaci piu' corretti in particolare, alcuni trattamenti a rilascio prolungato, come ad esempio quetiapina nella sua formulazione RP, hanno dimostrato in recenti studi la loro efficacia nella riduzione dell'ideazione suicidaria, con un risultato superiore anche al litio, considerato lo stabilizzatore di umore per eccellenza".
(Wel/ Dire)