(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 18 ott. - La Camera, con il voto di fiducia al dl Balduzzi, "ha approvato l'aumento della percentuale di succo dal 12 al 20% nelle bevande a base di frutta (tra cui rientrano le cosiddette aranciate) estendendolo anche ad alcune bevande senza succo (quali acque toniche e aperitivi analcolici aromatizzati al limone)". È quanto sottolineano, in una nota, le imprese che operano in Italia, rappresentate da Assobibe e Mineracqua che si dicono "allibite ed indignate che un provvedimento, inutile sotto il profilo sanitario e dannoso per le conseguenze sull'economia e sull'occupazione, sia stato assunto senza tener conto delle esigenze piu' volte rappresentate". Le due associazioni, "pur condividendo l'esigenza di promuovere il consumo di frutta fresca, la ricetta pensata appare inadeguata. Le occasioni di consumo e i motivi di scelta di una bibita rinfrescante gassata sono diversi da quelli di chi e' orientato a quantita' di frutta maggiori e che trova gia' sul mercato alternative quali succhi 100%, spremute e nettari. Non c'e' nulla di sanitariamente rilevante nella disposizione approvata- continua la nota- Anzi c'e' la possibilita' che per alcune bevande si debba aggiungere dello zucchero per compensare l'aumento del 67% del succo stesso (dal 12 al 20%) e cio' in stridente contraddizione con l'attenzione al bilancio calorico, cosi' come inevitabile l'aumento di conservanti (indispensabili se si aumenta la quantita' di succo di frutta), dei costi alla produzione ed al consumatore finale. E' inaccettabile che si decida di modificare una legge senza prima sentire l'industria circa le possibilita' reali di realizzare la modifica, i tempi necessari ed i costi, viste le inevitabili ricadute sui prezzi al consumo in una congiuntura economica gravissima. Con queste previsioni si mettono a rischio 3.000 posti di lavoro. Se l'Unione Europea non intervenisse non e' difficile pensare che la produzione - in taluni casi - potrebbe essere spostata in altri Paesi europei e realizzata, come oggi avviene, con una percentuale di succo del 5%. Le piccole e medie imprese non avrebbero invece scelta se non dismettere le produzioni".
(Wel/ Dire)