'CI SIA EQUIPOLLENZA TRA ORDINI-ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI'.
(DIRE - notiziario salute) Roma, 29 nov. - "Sono 3 milioni 100 mila i lavoratori appartenenti alle 220 categorie professionali non regolamentate che, secondo gli ultimi dati Istat, rappresentano il 14% degli occupati e il 4% del Pil del nostro Paese. Molti di questi sono pedagogisti, gia' presenti nella sanita' convenzionata pubblica e privata delle regioni a statuto speciale, e la politica ha preso atto di questa moltitudine comprendendo anche che siamo una possibilita' di risparmio nella sanita', dal punto di vista delle entrate". Lo rivela il presidente dell'Unione italiana pedagogisti (Uniped), Gian Luca Bellisario, che domani al congresso nazionale a Lanciano ribadira' la necessita' di "un'equipollenza dei diritti tra gli ordini e le associazioni professionali, al momento normate ma di stampo privatistico".
La legge sul riordino delle professioni non regolamentate, approvata alla Camera il 17 aprile 2012, "rappresenta una svolta epocale- prosegue il presidente- perche' con essa le associazioni professionali diventerebbero istituzionalmente riconosciute e giuridicamente normate, con un loro codice deontologico e una carta dei servizi". Bellisario poi chiarisce che "la nostra non e' una professione ordinistica, perche' prevede una certificazione dinamica del sapere, ovvero con il cambiare delle patologie cambia anche l'indirizzo formativo degli istituti. Gli ordini, invece, prevedono protocolli nazionali fissi e stabili, per questo motivo- spiega- ci sembra piu' limitata la loro possibilita' di dare risposte a domande mutate". Con il nuovo Parlamento "partiremo con un ddl per legittimare la figura del pedagogista nella sanita', dal momento che gia' c'e'. Abbiamo gia' chiesto al ministro Renato Balduzzi- fa sapere il presidente dell'Uniped- di prendere atto che esistono pedagogisti che lavorano nella sanita' convenzionata pubblica e privata delle regioni a statuto speciale". Prima del '94, "molti di questi erano iscritti all'ordine degli psicologi, oggi non e' piu' possibile e ci sembra una discriminazione. Dobbiamo essere riconosciuti nel nostro collettivo". I pedagogisti operano "per tutta una serie di disturbi che non sono una patologia, come i disturbi specifici dell'apprendimento, ma che possono essere accompagnati da una patologia. Non vogliamo diventare medici- ha concluso Bellisario- pero' non possiamo tollerare che la nostra utenza possa essere portata dai neuropsichiatri, cosi' come accade per tante altre false patologie. Non e' giusto gravare sulla sanita' pubblica".
(Wel/ Dire)