VICEPRESIDENTE CRISPIANI: "SI CERTIFICHINO COMPETENZE CON CARTE PROFESSIONALI".
(DIRE - notiziario salute) Roma, 29 nov. - "Nei periodi di crisi aumenta il bisogno di servizi alla persona, aumenta il disagio, l'emarginazione e di conseguenza la necessita' di ricevere assistenza. Si tratta di uno scenario di prestazioni lavorative e professionali sempre piu' esteso, sia nel settore pubblico che privato, e che abbraccia gli ambiti sociosanitari, culturali, per l'infanzia e la vecchiaia. La figura del pedagogista, specializzandosi, attraversa tutte queste aree, quindi deve professionalizzarsi sempre di piu' e certificarsi attraverso le carte professionali, che ne accertino la precisione delle competenze richieste per ogni mansione e attivita'". La pensa cosi' Piero Crispiani, docente dell'Universita' di Macerata e vicepresidente dell'Unione italiana pedagogisti (Uniped), che parlera' appunto di 'Le vie della pedagogia verso le carte professionali' al primo congresso nazionale Uniped in programma domani e sabato a Lanciano.
Per Crispiani, la pedagogia oggi e' "in grande recupero, sono rinati i corsi di laurea magistrale e si riaffermano i pedagogisti tanto nel lavoro all'interno delle cooperative quanto nei servizi privati. In questo processo di emancipazione scientifica e professionale che si sta sviluppando in tutta Europa- ha precisato il vicepresidente Uniped- si punta allo sviluppo delle carte professionali quali indicatori dei ruoli, della provenienza e dei contesti in cui opera uno specialista.
Non si tratta di un curriculum vitae, dove emergono le esperienze esperite, ma di una carta epistemologica della professione che ritrae l'ambito delle competenze". Domani a Lanciano, oltre a tracciare 'le vie della pedagogia verso le carte professionali' e il 'riemergere di una nuova professione', si parlera' anche della legge sul riordino delle professioni non regolamentate. "Si tratta di un testo ormai molto avanzato e con una storia penosa alle spalle- ha spiegato il professore- l'Italia e' il paese europeo con piu' ritardo nel regolamentare le professioni, dunque e' giusto che lo Stato lo faccia, e accanto agli ordini esistenti deleghi le circa 400 associazioni a fare gli albi professionali riconoscendone i professionisti".
(Wel/ Dire)