SALUTE. AMIANTO, BALDUZZI: COSTITUIRE UNA RETE EUROPEA
SERVE CONDIVISIONE STATI, SPERIAMO IN RIDUZIONE CASI PATOLOGIE.
(DIRE - Notiziario Salute) Roma, 22 nov. - L'importanza del ruolo dell'Unione europea e una rete con gli stati membri per contrastare le malattie. Sono tra le proposte emerse dall'intervento del ministro della Salute Renato Balduzzi, durante il suo intervento alla II Conferenza governativa sull'amianto, che ha preso il via questa mattina a Venezia.
"Il 2012 e' un anno importante per la battaglia contro l'amianto e le patologie ad esso correlate- ha esordito Balduzzi- Non soltanto per la ricorrenza del ventennale dall'entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, con la quale anche l'Italia decideva la messa al bando della produzione e del commercio di amianto, ma soprattutto perche', il 13 febbraio di quest'anno, il Tribunale di Torino pronunciava la sentenza di primo grado nel monumentale processo Eternit, aprendo non soltanto nuove strade nella qualificazione giuridica delle condotte considerate, ma altresi' ridando visibilita' internazionale a un problema che per sua natura ha la tendenza a restare sottotraccia". Quindi, secondo Balduzzi, quest'anno "non poteva che venire percio' rafforzata la decisione, gia' maturata nelle prime settimane di vita del Governo presieduto dal senatore Mario Monti, di indire la II Conferenza governativa nazionale sull'amianto, riannodando con quella svoltasi a Roma nell'ormai lontano 1999. E di svolgerla a Venezia, uno dei territori-simbolo della difficile, ma non impossibile, compatibilita' tra salute, ambiente e sviluppo".
L'amianto, per il ministro, "e' davvero una brutta bestia", perche' se e' "apparso come soluzione quasi miracolistica a molte delle esigenze poste dal tumultuoso sviluppo economico, industriale ed edilizio", si e' invece rivelato "come una delle minacce piu' serie alla sostenibilita' ambientale e di salute".
La questione amianto "resta una delle piu' gravi questioni che si pongono in tema di compatibilita' tra ambiente, salute e sviluppo e il suo inquadramento corretto sotto il profilo politico, culturale e istituzionale, se appare ormai largamente acquisito in molte aree dell'Europa e di altri continenti, e' invece ancora una domanda aperta in larga parte dei Paesi emergenti e un interrogativo cocente e problematico nei Paesi in via di sviluppo".
Se le principali vittime "sono i lavoratori esposti nella produzione di materiali e nella gestione dei rifiuti che lo contengono", e se e' inoltre ormai noto "che l'asbesto puo' rappresentare un rischio di natura ambientale, oltre che per i lavoratori che vi sono stati esposti e i loro familiari", nella casistica del Registro Nazionale italiano dei Mesoteliomi "circa l'8-10% dei casi per i quali sono state ricostruite le modalita` di esposizione e' risultato esposto per motivi ambientali (la residenza) o per motivi familiari (la convivenza con familiari professionalmente esposti)".
Per quanto riguarda il nostro Paese, "l'Italia e' stata fino alla fine degli anni '80 il secondo maggiore produttore europeo di amianto in fibra dopo l'unione Sovietica e il maggiore della Comunita` Europea, ma - a partire dal 1992 - l'uso dell'amianto e' stato bandito". Quindi per Balduzzi le autorita' sanitarie devono pertanto "confrontarsi con un fenomeno grave, che peraltro non e' stato valutati immediatamente tale, ed al quale si e' cominciato a porre rimedio solo alla fine degli anni '80 dello scorso secolo, con il citato bando dell'utilizzo dell'amianto e l'adozione, in alcuni Paesi, di misure per la rimozione in sicurezza dell'amianto deteriorato che e' in condizioni di disperdere fibre".
Non sono certamente ben auguranti le proiezioni pubblicate per l'Italia, basate su differenti modelli, che hanno previsto "un picco di circa 800-1.000 decessi all'anno tra il 2010 ed il 2020 o tra il 2012 e il 2025, seguito da un declino relativamente rapido". Per il ministro "si tratta di numeri che possono non far trasparire la gravita' del fenomeno e il dramma dei pazienti e dei loro familiari, ma le Autorita' sanitarie non possono non dare rilevanza a tale fenomeno e adottare idonee contromisure". PROPOSTE OPERATIVE: In tale scenario "l'Italia ritiene che l'Unione europea possa svolgere un ruolo fondamentale: un'azione concordata a livello comunitario, tra la Commissione e gli Stati membri, puo' costituire uno strumento che ha migliori possibilita' di risultare efficace rispetto ad attivita' limitate al livello nazionale. Il 7 dicembre a Bruxelles, al prossimo Consiglio europeo dei ministri della Salute, l'Italia presentera' la proposta per la costituzione di una rete europea di centri di eccellenza di ricerca per il contrasto alle malattie asbesto-correlate. Cio' per arrivare a: - migliorare la conoscenza epidemiologica del fenomeno in Europa, ed il trend di casi delle diverse patologie asbesto-correlate, attraverso la raccolta ed esame di alcuni dati statistici sanitari nei diversi Paesi e la creazione di appositi network contenenti le informazioni cliniche in formato standardizzato - migliorare la conoscenza della suscettibilita' individuale alle diverse patologie asbesto-correlate e le capacita' di diagnosi precoce, anche con la costituzione di banche di campioni biologici e l'identificazione di marcatori biologici di diagnosi precoce, mettendo in rete le risorse scientifiche disponibili nei diversi Stati membri; - creare un network clinico tra le diverse strutture specializzate nella gestione di tali pazienti, nell'ambito della direttiva 2001/24/UE sui servizi sanitari transfrontalieri".
Spiega ancora il ministro Balduzzi: "L'Italia confida che questa richiesta, dettata dall'interesse della tutela dei nostri cittadini, trovi la condivisione degli altri Stati membri e della Commissione europea e che si possa, lavorando insieme, giungere in tempi rapidi ad una significativa riduzione dei casi di patologie asbesto-correlate e ad un rilevante miglioramento della prognosi dei pazienti affetti da tali forme di malattia".
RISCHIO SANITARIO E INTERVENTI LEGISLATIVI: A tal proposito, spiega ancora Balduzzi, serve il "completamento dei registri dei mesoteliomi asbesto-correlati e dei casi di asbestosi in tutte le regioni e collegamento con il Registro nazionale; potenziamento della ricerca epidemiologica sul mesotelioma maligno e della ricerca clinica finalizzata a nuove strategie terapeutiche, preventive e di controllo; valorizzazione di forme di interazione tra esperti, amministratori locali e movimenti di cittadini attivi sul problema; gratuita' della sorveglianza sanitaria degli ex-esposti attraverso le strutture del SSN e a cura dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di lavoro nelle Asl; revisione delle normative sul riconoscimento delle malattie professionali asbesto-correlate e sull'esposizione; individuazione di Centri di riferimento per la diagnosi e la terapia dei mesoteliomi; riordino e coordinamento delle normative sanitarie e ambientali che interagiscono sia a livello nazionale che a livello europeo; integrazioni legislative alla 257/92 in materia di rappresentanza regionale sia a livello della sanita' che dell'ambiente nell'ambito della Commissione Nazionale Amianto".
RISORSE: "Per quanti riguarda le risorse, e' chiaro che se c'e' un piano dobbiamo trovarle- prosegue Balduzzi- Le abbiamo individuate nel riparto 2012 delle risorse per la sanita' per quanto riguarda i tumori rari, di cui il mesotelioma pleurico fa parte. Si tratta di risorse significative che saranno ulteriormente implementate con altri fondi di diversa competenza. Proporremo al Presidente del Consiglio l'adozione di un Piano nazionale dell'amianto".
Il ministro conclude "con una speranza: che non siano necessari altri 13 anni per la terza Conferenza governativa sull'amianto e che, quando verra' organizzata, l'agenda delle cose fatte sia piu' fitta di quella delle cose che restano da fare".
(Wel/ Dire)
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