SANITA'. ASSISTENZA A MALATI TERMINALI, 2 MILA VOLONTARI IN LOMBARDIA
42 MILA PAZIENTI, 1.300 PROFESSIONISTI, 24 ASSOCIAZIONI REGISTRATE ALLA FEDERAZIONE DELLE CURE PALLIATIVE.
(DIRE - Notiziario salute) Roma, 19 nov. - Senza non profit, l'assistenza dei malati in fase terminale e il sostegno alle famiglie in Lombardia sarebbe impossibile. Lo dicono i numeri: i volontari sono 2mila e provengono dalle 24 associazioni registrate alla Federazione delle associazioni per le cure palliative. Un aiuto fondamentale per i circa 42mila malati del territorio lombardo, presi in cura dai 1.300 professionisti della medicina palliativa. Ai numeri dei malati in fase terminale, s'aggiungono poi quelli sulla malattia cronica: 400 mila casi in Lombardia.
"I volontari hanno soprattutto tra i 40 e i 45 anni, perche' i volontari piu' giovani sono orientati ad altro" spiega Furio Zucco, coordinatore della Societa' italiana cure palliative (Sicp) Lombardia e presidente della onlus Presenza amica.Sono loro gli attori che hanno contribuito a rendere la Lombardia un'eccellenza del settore. La Regione ha fatto poi la sua parte investendo in termini di strutture: sono presenti 0,7 hospice ogni mille abitanti, una media superiore a tutto il resto dell'Italia e che le associazioni chiedono di ritoccare allo 0,86, quando Regione Lombardia avra' una nuova guida politica. A questo s'aggiunge che tutte le Asl hanno un settore dedicato alle cure palliative. Peccato, pero', che tutti gli enti che erogano servizi ai malati, sia negli hospice che a domicilio, non riescano a chiudere i bilanci in attivo: "Le tariffe sono insufficienti per coprire i costi. Ad esempio per le cure a domicilio in media sono sotto del 50% ", commenta Zucco. Per di piu', il sistema di accreditamento in regione e' eccessivamente complicato: "I malati sono gli stessi ma esistono quattro tariffe diverse ed e' l'unica regione in Italia dove accade". Cosi' gli enti sono costretti a fare fund raising "imponendo una seconda tassazione ai citttadini per un servizio fondamentale, mentre dovrebbero invece concentrarsi sulla ricerca", aggiunge Zucco. I rilievi di Zucco arrivano a margine del Decimo convegno del Sicp Lombardia, tenutosi a Milano. Oltre a fotografare la situazione attuale e analizzarne le criticita', l'incontro affronta anche temi che, ricorda Zucco, "sono ancora considerati tabu' in Italia". Primo fra tutti, l'uso dei farmaci oppiacei.
(Wel/ Dire)
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