(DIRE - Notiziario salute) Roma, 19 nov. - La conta dei detenuti deceduti all'interno delle carceri italiane sale, a un mese dalla fine dell'anno, a 93. Di questi, 50 sono suicidi, uno e' morto per sciopero della fame a Lecce, uno per overdose a Regina Coeli, uno per omicidio all'Opg di Aversa, 31 per cause ancora da accertare e 9 per malattia. Altri quattro i decessi, di cui 3 per suicidio, nelle camere di sicurezza: tutti uomini stranieri di eta' tra i 26 e 31 anni. Secondo Antigone - che ha presentato oggi il suo rapporto "Senza dignita'" - nello stesso periodo dello scorso anno erano morti 91 detenuti, di cui 43 per suicidio.
L'eta' media dei reclusi deceduti e' poco inferiore ai 40 anni. Tra i suicidi, poco piu' del 30 per cento e' di origine straniera. Il piu' giovane a morire, finora, aveva 19 anni: era marocchino ed era appena arrivato al carcere di Verona da quello di Padova. E' probabile una morte naturale. Il piu' giovane a togliersi la vita aveva invece 21 anni, era italiano ed e' morto a San Vittore: incensurato, era accusato di molestie sessuali ai danni di minorenni e aveva denunciato di aver subito violenze dagli altri detenuti. Il piu' anziano suicida aveva 71 anni ed era recluso a Rebibbia Nuovo Complesso: originario di Paliano (in provincia di Frosinone), si e' impiccato con un lenzuolo. Era affetto da problemi respiratori e aveva un fine pena fissato per il 2015. Al di la' dei decessi, resta precaria la salute dei detenuti: "Non ci sono dati nazionali affidabili - precisa l'associazione citando un rapporto regionale - ma nelle carceri toscane e' malato ben il 73 per cento dei detenuti, e non c'e' motivo di ritenere che altrove le cose stiano in modo diverso". Le patologie piu' comuni sono disturbi psichici (26,1 per cento), malattie dell'apparato digerente (19,3 per cento), malattie infettive e parassitarie (12,5 per cento). Secondo la stessa ricerca il 33,2 per cento dei detenuti toscani avrebbe posto in essere atti autolesivi e il 12,3 per cento avrebbe tentato il suicidio. Dati sui detenuti tossicodipendenti non sono piu' a disposizione "da quando la sanita' penitenziaria e' passata dal Ministero della Giustizia a quello della Salute - sottolinea l'associazione -. Il dato pero' da tempo si aggira attorno al 25 per cento e non c'e' davvero nessun motivo per credere che il problema oggi sia meno grave di ieri".
(Wel/ Dire)