(DIRE - Notiziario salute) Roma, 30 lug. - Mentre il Sud Sudan celebra un anno di indipendenza, registra il peggior tasso di mortalita' materna nel mondo. "Muoiono piu' donne a causa del parto nel Sud Sudan che in qualsiasi altro paese del mondo", dice Caroline Delany, una specialista sulla salute con l'Agenzia per lo sviluppo internazionale canadese (Cida), che finanzia un gran numero di programmi sanitari per la maternita'. Il rapporto del 2012 di un gruppo di esperti di Ginevra, Small Arm Survey (Sas), dal titolo "La sicurezza delle donne in Sud Sudan: minacce in casa", sottolinea che il dato di 2.054 morti per 100.000 nati vivi, contenuto in un'indagine nazionale, potrebbe essere sottostimato. "Molte morti non vengono denunciate, in parte perche' il 90% delle donne partorisce lontano da strutture mediche e senza l'aiuto di assistenti professioniste".
Il parto e la gravidanza, piuttosto che il conflitto, sono le maggiori cause di morte nella nazione per donne e ragazze. "Una donna sud sudanese su sette muore per gravidanza o parto, spesso a causa di infezioni (da febbre della puerpere e placenta ritenuta), emorragie, parto ostruito e mancanza di accesso a strutture per le cure mediche che giocano il ruolo maggiore nelle loro morti," denuncia la Sas. "Quando si parla della sicurezza in Sud Sudan c'e' una tendenza a concentrarsi su questioni come le armi e le milizie armate. Ma la vera sicurezza umana significa protezione da qualsiasi cosa minacci la salute ed il benessere. In Sud Sudan non c'e' niente di piu' rischioso per la vita di una donna che restare incinta," afferma Lydia Stone, ricercatrice per il Sas.
Secondo un rapporto, presentato a maggio, del Fondo dell'Onu per la popolazione (Unfpa) in Sud Sudan "le levatrici possono prevenire il 90% delle morti materne nei luoghi in cui vengono autorizzate a mettere in pratica le loro competenze e seguire la gravidanza, il parto ed il post-parto in maniera completa". Nel reparto maternita' della Clinica Universitaria di Juba, i membri del personale affermano che non ci sono medicinali sufficienti (o appropriati) ne' abbastanza personale preparato. L'ostetrica Julia Amatoki e' una delle tre registrate dello sgangherato e sempre sovraffollato ospedale della capitale. "Siamo poche e arrivano molte madri. I letti non sono sufficienti: ne abbiamo solo 8 per la prima fase del travaglio e per il post parto," spiega.
Secondo i dati dell'Unfpa, in Sud Sudan ci sono solo 8 ostetriche registrate e 150 levatrici nelle comunita'. E per Amatoki la mancanza di levatrici professioniste, che lavorino insieme alle tradizionali assistenti al parto (Tba) e alle levatrici comunitarie, causa morti non necessarie. "Le Tba non sono in grado di assistere a casi gravi, come quando le madri hanno emorragie post-parto", spiega. Anche partorire nel principale ospedale del paese e' una lotteria, soprattutto di notte. "Sono stata qui per tre mesi, e due madri sono morte durante la notte". "Le ostetriche sono la spina dorsale necessaria per la riduzione della mortalita' materna... ma qui, fra ostetriche ed assistenti alle nascite, ce ne sono solo circa 20," ha dichiarato la consulente ostetrica e ginecologa Mergani Abdalla. "Una volta che il Sud Sudan potra' dispiegare tale forza professionale, allora possiamo aspettarci dei progressi, ma succedera' lentamente," ha affermato la specialista sulla professione ostetrica per l'Unfpa, Gillian Garnett.Nel 2013 circa 200 ostetriche arriveranno alla laurea.
"Molte donne arrivano tardi all'ospedale, quando sono gia' alle prese con un travaglio difficile", spiega Abdalla. "Ci sono ritardi a livello comunitario, con questioni di tipo culturale e di altro tipo, ci sono ritardi per arrivare all'ospedale a causa delle infrastrutture per trasporti, la mancanza di ambulanze, le strade; e ci sono anche ritardi all'ospedale", sottolinea Garnett. Mariam Kone, coordinatrice medica per l'ospedale di Medici Senza Frontiere (Msf) in Aweil, Nel Bahr- el-Ghazal settentrionale, conosce bene il problem: "Riceviamo donne molto gravi. Sono di solito in condizioni settiche o sono anemiche, e molte hanno la malaria" ha detto. Msf accoglie circa 6000 persone all'anno nel reparto maternita' e ha avuto 18 morti lo scorso anno, principalmente a causa di emorragie post-parto, setticemia e eclampsia. All'ospedale di Juba, l'Unfpa fornisce kits per le madri, strumenti chirurgici e medicinali salva-vita come ossitocina per fermare la sanguinazione, ma Amatoki lamenta la mancanza di strumenti fondamentali: "Abbiamo bisogno di forbici per il parto e tamponi. Non abbiamo cotone nel repartone garze".
Sebbene sia stata realizzata in ospedale la prima banca del sangue della nazione, essa puo' contare solo su un frigorifero di formato domestico pieno di sangue, la maggior parte donato da parenti per pazienti che devono fare un'operazione. "L'esigenza primaria e' sangue per le trasfusioni, perche' la maggior parte dei casi di mortalita' materna sono causati da emorragie post-parto", ha affermato Abdalla. Garnett sostiene che se queste fossero state donne con salute normale, la perdita di sangue non sarebbe cosi' tragica, ma una combinazione di salute cagionevole e ritardi nella comunita' ed a livello ospedaliero per cercare assistenza sanitaria mette a rischio la maggior parte delle donne anche prima che inizi il travaglio. In un paese dove le ragazze sono spesso gia' sposate in eta' adolescenziale, il numero di bambini che hanno spesso non dipende da loro. "Da una donna sposata in eta' da gravidanza ci si aspetta che rimanga incinta almeno una volta ogni tre anni, e di continuare fino alla menopausa" ha osservato il rapporto di Sas.
(Wel/ Dire)