(DIRE - Notiziario sanita') Roma, 30 lug. - "Mi ricollego alle cronache di questi giorni, la morte del neonato al San Giovanni e' un evento drammatico in cui l'errore umano potrebbe far pensare ad una tragica casualita'. Eppure dietro questi errori c'e' qualcosa che vale la pena segnalare, sia pure restando in attesa del giudizio della relative commissioni d'inchiesta e della magistratura". Lo dice in una nota la deputata dell'Udc, Paola Binetti.
"Non c'e' solo un personale stanco o troppo ridotto per fronteggiare le sfide quotidiane che malati e malattie pongono ai medici e alle rispettive direzioni sanitarie. C'e' una cultura diversa, pericolosa in tempi di economia a buon mercato. C'e' l'idea- aggiunge- per cui e' possibile sostituire un medico con un altro, facendo solo un calcolo numerico delle unita' necessarie, sottovalutando la competenza specifica che si e' accumulata con lo studio e l'esperienza. La cosa piu' sconvolgente della tragedia al San Giovanni e' sapere che il reparto non era affidato ad un esperto di terapia intensiva neonatale (TIN). C'era certamente un'ottimo medico, ma in quel momento serviva l'esperto della TIN".
Il rischio, secondo Binetti, "e' che ragionando di economia, magari di economia organizzativa, un medico valga un altro. Il piccolo era nato un po' troppo presto ed era sottopeso: due condizioni di nascita oggi frequentissime che richiedono un controllo rigoroso sulle competenze specifiche di chi sta nelle TIN, che debbono avere un altissimo livello scientifico e tecnologico, perche' e' in gioco la vita dei bambini". Conclude il deputato Udc: "Si puo' nascere sani, arrivando solo un po' troppo presto e morire perche' non c'era la persona giusta al posto giusto. Lo ha fatto notare in questi giorni Paolo Giliberti, presidente della Societa' di Neonatologia, e gli fa eco Mario De Curtis, primario di Neonatologia al Policlinco Umberto I, dove sono nati bambini piccolissimi e non solo sono sopravvissuti, ma godono di ottimo stato di salute, perche' qualcuno si e' preso adeguatamente cura di loro. Ridurre letti, accorpare reparti, chiudere piccoli ospedali, sono operazioni che non possono essere affrontate ragionieristicamente in base a coefficienti numerici astratti. Servono modelli organizzativi ispirati a criteri di grande efficacia, affidati a persone di alta competenza, nel pieno rispetto delle loro competenze specifiche, avendo come unico obiettivo la tutela della vita delle persone. Attenzione quindi ai tagli e alle false economie, perche' il vero spreco sarebbe quello di sprecare vite umane". (Wel/ Dire)