(DIRE - Notiziario salute) Roma, 28 giu. - "E' in atto una campagna di disinformazione e falsificazione. A chi mi chiede se voglio riaprire i manicomi, rispondo cosi': 'I manicomi li avete nel cervello'. E' ora di riformare la legge Basaglia". Carlo Ciccioli, deputato Pdl e relatore del testo unificato della proposta di legge "Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica", respinge le accuse di chi boccia un progetto che andrebbe a modificare la legge sull'assistenza psichiatrica datata 1978.
Onorevole Ciccioli, perche' queste tre asserzioni? Per rispondere alla principali accuse di chi critica questo progetto di riforma: non accuse fondate, ma un vero e proprio tabu', in base al quale quello che c'e' va bene e non puo' essere messo in discussione. Io credo invece, come ha affermato il sottosegretario Cardinale in occasione della discussione alla Camera, che "in medicina ogni 5 anni i protocolli terapeutici diventano desueti. E' piu' che naturale che dopo 30 anni si vogliano rivedere le norme". Questa e' anche la posizione nostra: dopo 34 anni, che ci sia una revisione della normativa e' piu' che giusto, perche' le leggi d'intervento non resistono mai 34 anni. Detto questo, ci sono i principi.Ecco perche' quei due no: no alla riapertura dei manicomi, no all'abbandono. La legge Basaglia ha infatti avuto il merito di chiudere i manicomi: tra i suoi effetti perversi e involontari c'e' stato pero' l'abbandono in strada di tanti pazienti psichiatrici, o l'abbandono in famiglia, per chi ne aveva una. E' una legge che tutela la malattia ma non la persona: noi vogliamo tutelare la persona e aggredire la malattia.
Come e' nato questo progetto di riforma? Io ho messo a punto una serie di norme, con una proposta di legge presentata a gennaio 2009. Dopo quasi 30 sedute, dopo aver ascoltato decine di associazioni indicate da varie parti politiche, dopo aver incontrato societa' scientifiche, famiglie, docenti universitari, medici ospedalieri, si e' formato un comitato ristretto. A meta' lavori, il Pd non ha piu' partecipato, mentre chi e' rimasto ha creato questo testo, profondamente ridisegnato rispetto a quello originario.
A far discutere, sono soprattutto gli articoli 4 e 5 , che fanno riferimento agli interventi sanitari obbligatori, al trattamento necessario e al ricovero senza consenso. Come replica alle critiche? Io sostengo la discontinuita' e la revisione, gli altri la continuita' e la conservazione: questi, in generale, sono i termini del problema. Bisogna creare percorsi terapeutici obbligatori, che io chiamo necessari, per curare la persona che non ha consapevolezza e non e' in grado di autotutelarsi. I due medici e il giudice devono essere suoi tutori: tutte le patologie psichiatriche gravi sono mancanti di consapevolezza. Questo e' il punto centrale, questa e' la mia risposta, anche da psichiatra militante: i trattamenti obbligatori fanno riferimenti a psicosi gravi, che riguardano il 22-3 per mille della popolazione, pari a circa 180-200.000 abitanti.
E per quanto riguarda gli Opg? Alcuni, come l'Unasam, l'accusano di volerne rinviare la chiusura Ho stralciato dal testo finale l'articolo che si riferisce alla questione, ma resto convinto del fatto che la legge svuota carceri, nella parte in cui prevede l'abolizione degli Opg entro il 31 marzo con deleghe al governo, non riesca a risolvere il problema: ho infatti votato contro la fiducia. Gli Opg ospitano attualmente circa 1.300 persone, di cui circa 600 non sono pericolose e gia' vivono in reparti aperte. 700 di queste persone, invece, sono ad alto rischio sociale: chi si assume la responsabilita' di metterli in liberta'? Il magistrato no, il medico neanche. E le regioni, a cui saranno inviati, come potranno gestirli? Dove li metteranno? Il problema, come si vede, e' tutt'altro che risolto.
(Wel/ Dire)