(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 gen. - La nicotina e' in
grado di espandere le capacita' della cosiddetta memoria di
lavoro (working memory), limitando pero' alcuni processi legati
alla scelta e all'avvio del movimento nel cervello umano. È
quanto emerge da uno studio realizzato dall'Istituto di
bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle
ricerche (Ibfm-Cnr) di Milano-Segrate in collaborazione con Alice
Mado Proverbio, docente di Psicobiologia dell'Universita' di
Milano-Bicocca.
L'indagine e' stata presentata a Washington, al Congresso
mondiale della Society for Neuroscience. "I risultati confermano
le scoperte della ricerca neurobiologica sui modelli animali, che
evidenziano il ruolo cruciale della nicotina nel trattamento dei
principali sintomi del Parkinson, come i disturbi della memoria e
le discinesie motorie", spiega Alberto Zani, ricercatore Ibfm-Cnr
di Milano-Segrate. "In particolare, sono stati osservati un
gruppo di non-fumatori e uno di giovani fumatori (7-20 sigarette
per die; concentrazione plasmatica minima di nicotina = 0,062
mg), bilanciati dal punto di vista dello stato psicofisico e del
livello culturale".
La sperimentazione si e' svolta in piu' prove. Per testare i
meccanismi cerebrali di orientamento selettivo dell'attenzione
visuo-spaziale e misurare il tempo di reazione, i partecipanti
dovevano mantenere la fissita' dello sguardo, prestare attenzione
a stimoli presentati in punti diversi dello spazio visivo,
previamente segnalati, e rispondere premendo un tasto. Per
indagare la memoria di lavoro, cioe' il 'magazzino' che ospita
temporaneamente le informazioni appena apprese al fine di
riutilizzarle, durante l'esecuzione di un compito di attenzione
spaziale, i volontari dovevano contare a ritroso, partendo da
grossi numeri e sottraendo tre cifre alla volta, ad esempio
17.898, 17.895, 17.892, e cosi via. Nel compito mirato alla
pianificazione, invece, i partecipanti erano obbligati a fare una
scelta motoria, premendo il piu' velocemente possibile un tasto
con l'indice o con il medio, in base a stimoli diversi.
Durante l'esecuzione dei compiti, l'attivita' bioelettrica
cerebrale dei volontari, denominata Erp (Potenziali correlati ad
eventi), veniva registrata utilizzando 128 sensori. "Questo ha
consentito di monitorare il variare della funzionalita' cerebrale
in funzione dei compiti e della stimolazione visiva", spiega
Alice Mado Proverbio. "Nel compito d'attenzione visuo-spaziale
non si e' registrata alcuna differenza tra i due gruppi nella
velocita' di risposta agli stimoli. Nel doppio compito
attentivo-mnemonico i fumatori, in media, sono stati 50
millisecondi piu' veloci, mostrando anche molte meno omissioni di
risposta. Questo gruppo, pero', risultava di circa 100
millisecondi piu' lento nel compito di programmazione e decisione
motoria". Grazie alla tecnica Loreta (Low resolution
electromagnetic tomography) "e' stato poi possibile, con immagini
di risonanza magnetica tridimensionali, evidenziare il ruolo
fondamentale svolto dai neuroni frontali e prefrontali
dell'emisfero destro nella capacita' di gestire un aumento del
carico di lavoro e nell'espansione della working memory indotte
dai livelli plasmatici di nicotina", continua Zani. "Questi
risultati rappresentano un'importante evidenza sull'uomo che si
accorda con gli studi di manipolazione genetica nell'animale
secondo i quali topi knokout privi della sub-unita' a5 dei
recettori nicotinici, densamente presenti nella corteccia
prefrontale, manifestano un deficit attentivo-mnemonico in
condizioni di carico di lavoro mentale, rispetto ai topi normali,
nonostante il trattamento con nicotina. Si apre quindi
un'interessante prospettiva per l'utilizzo terapeutico della
nicotina non soltanto per le discinesie, ma anche per i problemi
di memoria del Parkinson. Questo e' il primo studio a mostrare
effetti sulla memoria nell'uomo da parte di questa sostanza, che
possono trovare utili applicazioni nel trattamento, non solo del
Parkinson, ma anche dell'Alzheimer".
(Ami/ Dire)