(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 feb. - Se n'e' andata via in
silenzio, mentre infuriavano le polemiche sul suo destino. Mentre
la politica si accaniva in Parlamento attorno al suo corpo,
simbolo involontario dello scontro su eutanasia e liberta' di
cura. Il 9 febbraio 2009, Eluana Englaro moriva a Udine, nella
clinica 'La Quiete', grazie alla battaglia a suon di carte
bollate condotta da suo padre Beppino nei tribunali. Diciassette
anni di stato vegetativo passati inchiodata ad un letto Eluana
non avrebbe mai voluto passarli. Suo padre lo sapeva: la figlia
gliel'aveva scritto nero su bianco. Ma non c'era legge a cui ci
si potesse appellare per convincere i medici a staccare quella
spina. Ci hanno dovuto pensare i magistrati a colmare quel vuoto.
Dopo nove anni di ricorsi in tribunale Beppino ha vinto la sua
battaglia nel novembre del 2008 quando la Cassazione ha detto si'
al distacco del sondino che teneva in vita forzata, dopo un
incidente stradale, la figlia. Tre anni dopo la morte di Eluana,
con il Parlamento ad un passo dall'approvazione di una legge
sulle disposizioni anticipate di trattamento (il cosiddetto
biotestamento, ndr), Beppino non ha smesso di lottare. Stavolta
l'obiettivo, spiega nell'intervista alla Dire (testo integrale su
www.dire.it), non e' il destino della sua ragazza, ma "il diritto
dei cittadini ad avere liberta' di cura".
Englaro, il senatore Calabro', autore del disegno di legge sul
biotestamento, un testo nato sull'onda della morte di Eluana,
ritiene che quella proposta vada approvata entro la legislatura.
Il Parlamento insiste... "Quella legge e' incostituzionale.
Continuero' sempre a ripeterlo. Perche' c'e' da chiedersi come
mai una persona capace di intendere e di volere possa decidere
del suo destino e delle cure che vuole e non vuole, mentre se
finisci in stato vegetativo non hai piu' il potere di decidere
niente. Stiamo parlando di liberta' e diritti fondamentali e il
Parlamento non puo' limitare la liberta' di cura dei cittadini.
Non credo che i cittadini si lasceranno togliere alcuna
liberta'. Certamente ci saranno dei ricorsi, quella legge e'
incostituzionale. La Costituzione prevede la liberta' di cura".
Lei crede che il cambio di governo possa sbarrare la strada a
quel provvedimento? "Mi sembra che il governo sia affaccendato in
altre questioni di grande urgenza. Il Parlamento e' qualcos'altro
ed e' convinto di quello che ha fatto, crede in quel testo che,
secondo quanto ripete sempre il senatore Calabro', 'gode di un
appoggio trasversale'. Io dico solo che se vogliono legiferare
devono farlo in modo costituzionale. La mia non e' una battaglia
per l'eutanasia, ma per la liberta' di cura. Lo ha detto la
sentenza della Corte Suprema: l'autodeterminazione terapeutica
non puo' incontrare un limite".
Intanto, pero', e' cambiato il clima attorno a questi temi.
Non le sembra? "Rispetto al 1992, anno dell'incidente di Eluana,
e' cambiato tutto. Ora il cittadino, dopo la vicenda di mia
figlia, non si lascerebbe imporre una limitazione alle proprie
liberta'. Tanto che abbiamo gente che si rivolge persino al
sindaco della propria citta' per certificare le proprie
disposizioni anticipate di trattamento. Il clima culturale si e'
rovesciato in questi anni. La storia di Eluana lo ha rovesciato.
Il cittadino normale vuole disporre della sua salute"...
(Ami/ Dire)