(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 feb. - L'Italia e' tra i
primi paesi in Europa con una percentuale di tagli cesarei (Tc)
in salita, dall'11% nel 1980 al 28% nel 1996 e al 38% nel 2008, e
con importanti differenze per area geografica. Tutte le regioni
meridionali presentano valori nettamente al di sopra della media
nazionale (60% nel 2008 in Campania) mentre alcune regioni del
Nord si collocano, nello stesso anno, notevolmente al di sotto
della media nazionale (24% nel Friuli-Venezia Giulia e in
Toscana). Una variabilita' che caratterizza anche punti nascita
di differente tipologia amministrativa (pubblico verso privato) e
di diverso volume di attivita'. La maggiore frequenza di Tc si
riscontra infatti nei centri nascita privati (61% nelle case di
cura private accreditate e 75% in quelle non accreditate)
rispetto a quelli pubblici (35%), mentre decresce all'aumentare
del volume di attivita' del centro nascita, espresso in numero di
parti annui. Sebbene la proporzione di cesarei sia aumentata nel
tempo in tutte le tipologie di strutture, essa ha raggiunto il
50% del totale delle nascite in quelle con meno di 500 parti e il
34% in quelle con oltre 2500 parti annui.
Le caratteristiche organizzative e professionali dei singoli
centri nascita, a prescindere dalle politiche regionali, sembrano
influenzare fortemente la proporzione di nascite mediante
cesareo. Difatti, tra i 20 centri nascita con le proporzioni piu'
basse di cesarei primari troviamo, in seconda e terza posizione,
due ospedali della Campania che, a livello nazionale, e' la
regione con il valore piu' elevato di ricorso al taglio cesareo.
Il dato supporterebbe l'ipotesi che questa variabilita' sia in
parte riconducibile a pratiche assistenziali non appropriate
rispetto alle indicazioni cliniche basate sulle prove di
efficacia. A circa due anni dalla pubblicazione della prima
parte della linea guida sul taglio cesareo, focalizzata sugli
aspetti della comunicazione tra professionisti sanitari e donne,
il Sistema nazionale per le linee guida dell'Istituto superiore
di sanita' (SNLG-ISS) ha elaborato questo nuovo documento
dedicato all'appropriatezza del taglio cesareo programmato e
d'urgenza e rivolto ai professionisti del settore, ma anche,
nella sua versione divulgativa, alle donne in gravidanza e alla
pubblica opinione. La linea guida si inserisce nel percorso
attuativo dell'intesa Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 relativo
alle "Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento
della qualita', della sicurezza e dell'appropriatezza degli
interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione
del taglio cesareo" che tra le azioni da implementare prevede
anche l'elaborazione e l'implementazione di linee guida
evidence-based. Il documento nasce, infatti, dall'esigenza di
ridurre il ricorso ad una pratica chirurgica che in Italia ha
raggiunto livelli estremamente elevati e che costituisce da anni
motivo di dibattito politico-sanitario. La metodologia di
sviluppo di questa linea guida, coerentemente con i principi
adottati dal Sistema nazionale delle linee guida, e' incentrata
sulla trasparenza, la multidisciplinarieta' e la condivisione dei
principi metodologici della Evidence-Based Medicine. E' inoltre
basata sulla revisione sistematica delle migliori prove
disponibili in letteratura e sull'interpretazione dei risultati
alla luce dell'esperienza dei diversi professionisti coinvolti
nel gruppo di lavoro. In questo documento sono stati affrontati,
sotto forma di 13 capitoli e 21 quesiti, tutti gli aspetti
relativi alle indicazioni al taglio cesareo urgente e programmato
e sono state formulate 59 raccomandazioni che fanno riferimento
anche all'efficacia e sicurezza di alcune procedure diagnostiche
e di manovre impiegate nella pratica routinaria oltre alle
possibili ricadute sulle future gravidanze e modalita' di parto.
Gli argomenti presi in esame dalla linea guida sono stati scelti
dal panel di esperti che ha formulato i quesiti clinici di
interesse, prendendo quale riferimento la linea guida prodotta
dal National Institute of Clinical Excellence (NICE) del Regno
Unito. Se non vi sono controindicazioni, il parto naturale e'
preferibile al cesareo sia per il benessere della donna che del
bambino. Allora in quali casi si ricorre sicuramente al taglio
cesareo? "Quando il feto e' in posizione podalica fino alla fine
della gravidanza, nonostante le manovre esterne eseguite dal
medico sotto controllo ecografico. Quando la placenta copre
completamente o parzialmente il passaggio del feto nel canale del
parto. Quando sei diabetica e il peso stimato del feto supera i
quattro chili e mezzo", spiega la linea guida. Da valutare, di
volta in volta, altre condizioni come il parto gemellare, il caso
in cui il travaglio inizi prima del termine della gravidanza e un
pregresso parto cesareo. Tra tutti gli argomenti, quest'ultimo e'
di particolare interesse ed attualita' perche' a fronte della
raccomandazione che prevede che "l'ammissione al travaglio, in
assenza di controindicazioni specifiche, deve essere offerta a
tutte le donne che hanno gia' partorito mediante taglio cesareo",
nel nostro Paese tale opportunita' riguarda ancora una minoranza
delle donne gia' cesarizzate. Difatti nelle schede di dimissione
ospedaliera il "pregresso parto cesareo" e' la piu' frequente
diagnosi principale (il 26% di tutti i TC) e dall'ultimo rapporto
Cedap risulta che solo il 10% delle donne gia' sottoposte a TC
hanno partorito naturalmente, quasi tutte nelle strutture
pubbliche, con forti differenze per area geografica.
(Wel/ Dire)