(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 apr. - E' stato presentato giovedi' scorso, nel corso di un incontro pubblico nella sala conferenze dell'ospedale di Lamezia Terme, il lavoro di ricerca condotto dal Centro regionale di neurogenetica e dal National institutes of health (Nih) di Bethesda, negli Stati Uniti. Lo studio, che e' stato pubblicato anche sulla prestigiosa rivista internazionale Jcem (Journal of clinical endocrinology and metabolism)ha coinvolto i cittadini di Nardodipace,un piccolo centro dell'entroterra vibonese. Nella popolazione della comunita' montana, i ricercatori hanno identificato le mutazioni del gene della proteina di trasporto del cortisolo, associate ad un quadro clinico di dolore cronico. Mutazione che era stata riscontrata anche in una donna australiana di origine calabrese dall'endocrinologo David Torpy. L'alterazione attenzionata dagli studiosi e' molto simile al mordo di Addison e provoca un malessere continuo, senso perenne di fatica, ipotensione: in pratica i sintomi di quelle persone che si sentono "sempre stanche". Lo studio e' stato illustrato dalla responsabile del Centro di neurogenetica, la ricercatrice di fama mondiale Amalia Bruni; ad affiancare la scienziata l'endocrinologo italoamericano Giovanni Cizza, direttore della sezione di Neuroendocrinologia dell'obesita' del Nih di Bethesda. Nel corso della presentazione sono intervenuti anche il direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Gerardo Mancuso e Rubens Curia, dirigente dell'ufficio Prevenzione della regione Calabria. Amalia Bruni ha spiegato che il progetto di ricerca, finanziato con fondi regionali, e' durato dieci anni ed e' stato portato a termine nonostante le difficolta' incontrate per ottenere le risorse necessarie. La ricercatrice ha asserito che "tutti i calabresi hanno un indice di patologia molto e che, superati i 65 anni di eta', nel 47% della popolazione calabra vengono riscontrate almeno tre patologie croniche. Lo studio effettuato sugli abitanti di Nardodipace, in particolare, consente di studiare piu' approfonditamente una patologia che in altri luoghi d'Italia o del mondo e' una malattia rara". Il direttore generale dell'Asp ha plaudito all'impegno del Centro di neurogenetica e alla preziosa collaborazione instaurata con la comunita' scientifica internazionale, "un'attivita' intensa che sta dando ottimi risultati e che sta dimostrando che in Calabria vi sono delle eccellenze come la realta' medico - scientifica guidata da Amalia Bruni". Rubens Curia ha ricordato che, il Centro di neurogenetica che ha sede a Lamezia, fa scuola da diversi anni nella cura e nell'assistenza ai malati di Alzheimer che in Calabria sono circa 20 mila. "Lo studio e il metodo assistenziale sperimentato a Lamezia per questa patologia neurodegenerativa - ha affermato Curia - e' un modello in via di applicazione in tutta la regione". A conclusione dell'incontro, Amalia Bruni rispondendo alle domande dei giornalisti ha espresso il suo parere a proposito della mancanza di un piano nazionale per le demenze. "Da questo punto di vista - ha commentato la scienziata - l'Italia si e' mossa troppo tardi rispetto agli altri Paesi stranieri. Il piano nazionale agevolerebbe notevolmente la nostra attivita' e, soprattutto, sarebbe molto utile nei territori 'fragili' come la Calabria che hanno tante criticita' e difficolta' in ambito socio-sanitario". Bruni ha fatto l'esempio della Francia dove sono state ampiamente finanziate sia la ricerca che l'assistenza.
"La capacita' di programmare - ha evidenziato ancora la ricercatrice - deve essere indissolubilmente legata ad una pianificazione precisa relativa ai finanziamenti. E' necessaria una politica chiara che, finora, non c'e' stata".
(Wel/ Dire)