SALUTE. DROGA, IRRIDUCIBILI DELL'EROINA: A NAPOLI QUASI 500
SI BUCANO NEI QUARTIERI-SPACCIO, TRA SCAMPIA E SECONDIGLIANO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 29 set. - C'e' un gruppo di
eroinomani irriducibili a Napoli, che si bucano tra i palazzi di
Scampia e nei parchi di Secondigliano, i due quartier-generali
dello spaccio nel capoluogo napoletano. Sono circa 500, perlopiu'
giovani, secondo quanto riferisce un'inchiesta pubblicata dal
portale "Napoli Citta' Sociale" che fa un viaggio tra Sert e
comunita' di accoglienza, ascoltando gli operatori che lavorano
sul campo e indagando nelle strade dello spaccio. "Per la maggior
parte - riferisce l'inchiesta, firmata da Luca Romano e Mario
Leombruno - si tratta di eroinomani duri e puri, che rifiutano i
trattamenti sanitari e il metadone perche' innamorati della
sostanza. Sono noti come 'fiale' o 'provini'". Si tratta di un
modo di catalogare alcune specie di tossicodipendenti: le "fiale"
sono quelli che, non potendo permettersi l'acquisto della droga,
se la procurano raccogliendo cio' che rimane nelle siringhe
usate; i "provini" sono quelli che si procurano l'eroina facendo
da test umano della qualita' delle nuove partite, e ricevendo in
cambio un super-sconto sulla dose o addirittura un quantitativo
gratuito.
"Sono i piu' disperati: tra loro si registrano ancora tante
morti per overdose e il contagio da Hiv e da epatiti e' ancora
frequentissimo", denunciano gli autori, che spiegano anche come
la loro presenza, unita a quella degli spacciatori, esasperi gli
abitanti dei due quartieri. Questa fascia di eroinomani di strada
non e' intercettata dai servizi pubblici, che a Napoli ne
prendono in carico circa 5 mila, perlopiu' uomini (92%) tra i 30
e i 40 anni (42,7%), anche se c'e' una buona percentuale (33%) di
maschi oltre i 40. "I vecchi eroinomani - dice il direttore del
Dipartimento Farmacodipendenze dell'Asl napoletana Stefano
Vecchio su napolicittasociale.it - sono per la maggior parte
presi in carico dalle Asl. Resta pero' una fascia di consumatori
marginalizzati o difficilmente raggiungibili che continuano a
bucarsi. Alcuni sono insospettabili che provengono da famiglie
della buona societa' che difficilmente si farebbero vedere nelle
stanze di un Sert. Altri, invece, vivono per la sostanza e si
drogano in massa in luoghi appartati, spesso vicini alle basi di
spaccio". Alto e' tra di loro il rischio del contagio da Hiv e da
epatiti, per non parlare di quello dell'overdose.
Percio' a Napoli gli operatori del settore stanno tornando a
discutere delle stanze del buco o narcosale: le Drug Consumption
Rooms del Nord Europa che da noi non esistono. Sono l'ultima
frontiera della riduzione del danno: luoghi chiusi dove i
tossicodipendenti possono consumare droga acquistata all'esterno
in condizioni di igiene e sicurezza. "I risultati sono
incoraggianti - spiega Stefano Vecchio - perche' strutture come
queste hanno prodotto una riduzione considerevole del numero di
morti per overdose, e attraverso la distribuzione di materiali
sterili, di trasmissioni di malattie. Inoltre, dato non
secondario hanno avuto effetti positivi anche sul piano
dell'ordine pubblico, diminuendo i consumi nei luoghi pubblici".
Ma fino ad oggi l'unico tentativo nel nostro Paese e' stato fatto
a Torino nel 2003, bloccato quasi subito. "Non e' una soluzione
che si deve sostituire ad altri strumenti di contrasto e
controllo - afferma Vecchio - ma e' una risposta a un problema
specifico. Alla fine sarebbe un progetto di salute pubblica".
(Leggi l'inchiesta completa su www.napolicittasociale.it)
(www.redattoresociale.it)
(Wel/ Dire)
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