SALUTE. IMMIGRATI, PROBLEMATICHE DELLE DONNE NEL CONVEGNO SIGO
IN ITALIA SONO 2,3 MILIONI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 29 set. - Problematiche legate
alle donne immigrate nel nostro Paese. Di questo, e non solo, si
e' discusso nel corso del 87esimo congresso nazionale Sigo, la
societa' italiana di ginecologia e ostetricia. Teva-Theramex ha
infatti organizzato un workshop sul tema "Salute e migrazione:
dall'emergenza all'integrazione". La multinazionale farmaceutica
infatti si occupa attivamente del settore della salute e del
benessere delle donne con prodotti specifici, integratori
alimentari e dispositivi medici dedicati a tutte le fasce d'eta'.
In occasione del congresso ha puntato l'attenzione sul
panorama delle donne immigrate. Infatti se il fenomeno migratorio
in Italia in una fase iniziale era prevalentemente caratterizzato
dalla presenza maschile, negli ultimi anni si e' assistito a un
costante aumento dell'immigrazione femminile, per sopperire al
vuoto creatosi in alcune attivita' tradizionalmente delegate alle
donne, come la cura e l'assistenza domiciliare. Dai dati Caritas
2010 emerge che in Italia le donne immigrate sono poco piu' di 2
milioni e 300mila e rappresentano il 51,8% del totale degli
immigrati presenti nel nostro Paese.
Tra le problematiche che l'immigrato si trova ad affrontare,
la scarsa conoscenza della lingua costituisce un ostacolo non
indifferente, specialmente in ambito sanitario. Soprattutto le
cinesi e le nordafricane non conoscono la lingua italiana e
l'intercomprensione con il medico che deve interagire con loro
risulta difficile. Il problema principale e' legato alla
gravidanza, al parto e all'interruzione volontaria della
gravidanza. Secondo le informazioni diffuse dal ministero della
Salute sull'attuazione della legge contenente le norme per la
tutela sociale della maternita' e per l'interruzione volontaria
di gravidanza (legge 194/78), la conoscenza della fisiologia
della riproduzione e dei metodi per la procreazione responsabile
tra le donne immigrate e' scarsa: pochissime sono in grado di
identificare il periodo fertile, in generale i metodi per la
procreazione responsabile sono conosciuti in modo superficiale e
utilizzati in modo improprio.
Da cio' emerge l'importanza di disporre di una nuova figura
professionale: la mediatrice culturale. Non si tratta di una
semplice interprete ma di una persona inserita nel rapporto
medico-paziente, in grado di spiegare le specificita' culturali
reciproche per favorire conoscenze e integrazione.
Nel corso del simposio di Teva sono stati affrontati gli
aspetti epidemiologici, clinici e organizzativi che necessitano
di un'adeguata preparazione, formazione e organizzazione
clinico-scientifica. Poiche' spesso le immigrate hanno un
rapporto problematico e conflittuale con la gravidanza che porta
al frequente ricorso all'aborto, e' stata posta particolare
attenzione alle tematiche dell'interruzione volontaria della
gravidanza, in un'ottica di prevenzione e di riduzione
dell'evento, alla prevenzione dei problemi ginecologici e alla
diagnosi prenatale. L'obiettivo del simposio, al quale hanno
preso parte medici di provata esperienza clinico-scientifica che
si occupano da anni di queste tematiche, e' stata l'elaborazione
di proposte utili per permettere di affrontare il problema della
salute delle donne immigrate in tutte le regioni italiane, nel
rispetto delle diverse situazioni organizzative e di impatto
dell'immigrazione. "È stato fatto un passo in avanti perche'
abbiamo visto molte esperienze concrete" ha commentato la
dottoressa Valeria Dubini, vicepresidente Aogoi (Associazione
ostetrici ginecologi ospedalieri italiani).
"La salute delle donne immigrate e in particolare i problemi
legati alle interruzioni volontarie di gravidanza sono
un'emergenza che chiede delle risposte che devono venire dalla
societa', dalla politica, dai servizi e da noi operatori sanitari
che abbiamo un ruolo strategico in questo processo
d'integrazione".
(Wel/ Dire)
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