(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 26 set. - A Napoli piu' di
2mila bambini e ragazzi non avranno piu' un luogo dove
incontrarsi e sfuggire alla strada. Il comune non ha rifinanziato
le educative territoriali, vale a dire i servizi di accoglienza
dei minori a rischio dislocati su tutto il territorio cittadino:
33 in tutto, che accolgono da un minimo di 30 a un massimo di 60
bambini tra i 7 e i 13 anni. Una situazione - quella denunciata
nel capoluogo campano dai rappresentanti del comitato Il welfare
non e' un lusso e dell'Uneba (Unione nazionale delle istituzioni
e iniziative di assistenza sociale) - che non riguarda solo le
strutture gestite dalle associazioni e dalle cooperative sociali.
A rischio sono anche i centri socio-educativi diretti dagli
istituti religiosi, a cui l'amministrazione comunale deve circa
50 milioni di euro (sui complessivi 200 a cui ammonta il debito
del comune verso le organizzazioni del terzo settore).
Gia' tre semi-convitti gestiti dall'Uneba (che assiste 2500
minori e circa 800 anziani, dando lavoro a oltre 3mila persone),
hanno sottolineato oggi in conferenza stampa il presidente Lucio
Pirillo e il segretario regionale Antonio Cicia, e che si trovano
in quartieri a rischio come Barra e il rione Sanita', hanno
chiuso i battenti, lasciando senza assistenza oltre 300 bambini e
mandando a casa 30 lavoratori. Grande delusione esprime anche
Marianna Giordano, responsabile della coop L'Orsa Maggiore, che
dalla sua pagina di Facebook si rivolge direttamente al sindaco
di Napoli. "Siamo molto arrabbiati: abbiamo creduto che avresti
mantenuto l'impegno della continuita' dei centri di educativa
territoriale, cosi' faticosamente accreditati, servizio
d'eccellenza a livello nazionale. Invece ancora una volta la
nostra buona fede di cittadini, operatori, imprenditori sociali
e' stata tradita e siamo anche stati trattati vergognosamente:
senza preavviso i bambini sono rimasti senza servizio, le loro
famiglie da sole, le nostre famiglie, in citta' piu' di 200,
senza lavoro".
(Wel/ Dire)