(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 set. - Per l'integrazione
scolastica dei bambini con disabilita' l'unica strada
percorribile e' quella delle scelte coraggiose. Ne e' convinto
Toni Nocchetti, presidente dell'associazione Tutti a scuola
Onlus, sceso in piazza ai piedi del Parlamento per manifestare
contro i tagli e l'ultima manovra finanziaria. Una manifestazione
che ha visto circa un centinaio di partecipanti, tra familiari e
bambini disabili, tutti attorno ad una gabbia in metallo con
dentro una sedia a ruote a simboleggiare un futuro senza scampo e
di segregazione per le persone con disabilita'. Secondo
l'associazione, ad oggi mancano all'appello circa 65 mila docenti
di sostegno e anche una formazione adeguata per tutto il corpo
docente. Investire nella formazione dei docenti e nell'assunzione
di nuovo personale ha dei costi che in tempo di crisi devono
essere frutto di scelte consapevoli, spiega Nocchetti. "Occorre
ripartire da un patto sociale tra gli italiani- spiega- C'e'
bisogno di altri 3 miliardi di euro circa. Questa e' la spesa
necessaria". Ma tre miliardi bisognera' pur trovarli da qualche
parte.
"Bisognerebbe trovare il coraggio per dire agli italiani che
cosi' l'integrazione a scuola non si fa- aggiunge- ma sono
convinto che se venisse fuori una classe politica credibile noi
troveremmo i soldi". Purtroppo, pero', "abbiamo di fronte una
classe politica totalmente inaffidabile che trova difficolta' a
trovare molti meno soldi. La disabilita' e' una condizione
estrema, esigente e richiede delle risorse. Si tratta di capire
se vogliamo trovare i soldi per questi temi o soltanto per
finanziare le squadre di calcio. Per ogni domenica di campionato
spendiamo per le societa' sportive oltre 30 milioni di euro e
questa e' una cosa che gli italiani non sanno. Quanti insegnanti
di sostegno specializzati e aggiornati si possono tenere in
cattedra in questo modo? Vagonate". E' questa la ragione, quindi,
della richiesta di "dimissioni" inviata a gran voce in piazza
all'attuale governo, perche', spiega Nocchetti, "il problema non
sono le risorse, ma una classe politica credibile. Crediamo che
nelle dimissioni di questa classe politica ci sia il futuro dei
piu' deboli. Non c'e' alternativa".
(Wel/ Dire)