"TOGLIERE INTRODUZIONE 10 EURO E INVESTIRE IN NUOVI MACCHINARI".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 set. - "E' passato piu' di
un anno dal nostro grido di allarme con cui consideravamo la
grave carenza di macchinari per la risonanza magnetica in 3 Asl
romane (Asl Roma F, Asl Roma A e Asl Roma G), in territori, tra
l'altro, dove risiedono oltre un milione di cittadini. A oggi la
situazione non e' mutata, anzi, registriamo persino un
peggioramento dei tempi di attesa su tutti gli esami di risonanza
magnetica superando abbondantemente i 200-300 giorni". Lo dice in
una nota il segretario responsabile della Uil Fpl di Roma,
Claudio Tulli.
Inoltre, la Uil Fpl di Roma ha "criticato duramente
l'introduzione del ticket di 10 euro su tutte le prestazioni
sanitarie che nel Lazio e' stato introdotto nel luglio 2011,
ritenuto dal nostro sindacato del tutto iniquo. Non e' possibile-
prosegue Tulli- che per un semplice esame, ad esempio l'emocromo
completo di 3,31 euro, un cittadino sia costretto a pagare 17,31
(ossia il costo dell'esame previsto dall'attuale nomenclatore
regionale, piu' i 10 euro del nuovo ticket, piu' altri 4 euro
relativi alla quota fissa introdotta 3 anni fa), o per effettuare
una risonanza magnetica un cittadino sia costretto, oltre ad
attendere quasi un anno, a pagare 61,15 euro contro i 36,15 che
si pagavano sino al 2006-2007. In generale, in poco piu' di 5
anni, vi e' stato un aumento del costo delle visite
specialistiche ed esami diagnostici strumentali che si aggira
intorno al 100% circa".
Alla luce di questa "grave situazione- conclude Tulli-
rivolgiamo un appello per sostituire questo vergognoso ticket in
quanto non e' ne' possibile ne' morale fare cassa sulla salute e
diciamo all'attuale presidente della giunta regionale del Lazio,
Renata Polverini, di attuare finalmente quegli investimenti
necessari a migliorare i servizi sanitari per i cittadini, a
partire dai nuovi macchinari di risonanza magnetica, dopo aver
effettuato per anni tagli sulla sanita', con il blocco del turn
over, con la riduzione dei posti letto e con riconversioni di
ospedali a volte imbarazzanti, come dimostra il caso della
sentenza del Tar contro la chiusura del Pronto soccorso
dell'ospedale Padre Pio di Bracciano.
(Wel/ Dire)